La possibilità di ottenere il Tfr direttamente in busta paga, fino ad ora, non ha conquistato gli Italiani. A dircelo è la ricerca condotta, alla fine del mese di maggio, dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro.
Su un campione di 1 milione di lavoratori, la scelta di liquidare il TFR in busta paga è stata effettuata solo da 567 (ossia lo 0,0567%).
Le prime statistiche sono quindi notevolmente inferiori rispetto alle aspettative del Governo; nella Relazione tecnica di accompagnamento al provvedimento era ipotizzato che la norma, a pieno regime, potesse interessare circa il 40-50% dei lavoratori destinatari dell’operazione.
Quali sono le motivazioni del ridotto appeal ? Ecco i motivi emersi dallo studio:
- 60% tassazione ordinaria troppo penalizzante
- 16% togliere il TFR dal fondo pensione mi crea un danno per la pensione
- 20% non ho ancora valutato adeguatamente
- 4% altri motivi
«Il dato non ci stupisce – ha commentato la Presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone – Questo insuccesso è l’ennesima dimostrazione che la politica ha spesso la percezione delle esigenze del mondo del lavoro, ma non è in stretto contatto con chi parla tutti i giorni con lavoratori e imprese. La bontà del provvedimento è apprezzabile, ma non la sua struttura tecnica poiché la tassazione applicata a questa misura ne ha determinato il suo insuccesso fino ad oggi».
I richiedenti: alcuni dati
Sulla base delle elaborazioni condotte i lavoratori richiedenti sono per il 75% residenti nel Centro Nord e il 25% al Sud. A livello settoriale, tra coloro che hanno attivato la Qu.I.R., il 43% lavora nel terziario e circa il 27% nell’industria.
Analizzando invece la situazione reddituale, il 25% dichiara un reddito fino a 20.000 euro, il 50% fino a 30.000 euro, mentre appena il 6,25% lo ha chiesto avendo redditi superiori a 40.000 euro annui.
Infine, tra i richiedenti, solo il 10% ha sospeso il versamento del Tfr ad un fondo pensione per dirottarlo nella propria busta paga.
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