La Covip, nella Relazione Annuale, fa il punto sullo “stato di salute” della previdenza complementare in Italia dopo il difficile 2022. L’andamento avverso dei mercati finanziari rallenta la progressione dei patrimoni, ma le adesioni crescono. Buona la situazione di Solidarietà Veneto, impegnato sul fronte delle adesioni contrattuali.
GLI ISCRITTI
Alla fine del 2022 gli italiani che scelgono la previdenza complementare sono quasi 10 milioni, in aumento del 5,4% rispetto all’anno precedente; di questi, circa 3,5 milioni (+9,9%) accendono ai fondi negoziali (o contrattuali), come Solidarietà Veneto. Minore la crescita nei fondi aperti (+6%, 1,8 milioni) e in quelli fondi assicurativi/PIP (+2,4%; 3,5 milioni di iscritti). Completano il quadro i 648.000 iscritti ai fondi preesistenti.
Ancora una volta Covip sottolinea che il tasso di partecipazione alla previdenza complementare (media Italia 36,2%) è più elevato nelle regioni ove operano fondi territoriali. Nella nostra regione, dove tale indicatore tocca quota 44,9%, notevole è certamente il contributo di Solidarietà Veneto, con dati decisamente positivi per quanto riguarda la raccolta di adesioni, anche nel 2022.
“Nel periodo più difficile per la finanza – evidenzia Paolo Stefan, Direttore del Fondo – crediamo che sia stata apprezzata la capacità del fondo di stare in mezzo alla gente: nelle fabbriche, presso le sedi sindacali e nelle aziende, per poter offrire ai cittadini una chiave di lettura della situazione e una prospettiva per il proprio risparmio“.
Certamente preziose, nelle tre regioni, anche le sinergie pubblico – privato: in Trentino-Alto Adige, dove è ormai storica la presenza del progetto Pensplan, si registra il tasso di partecipazione più elevato d’Italia (58,4%), il che fa ben sperare per un ulteriore avanzamento anche nella nostra regione dove, da poco più di un anno, Solidarietà Veneto si è potuto accreditare nell’ambito del progetto “Veneto Welfare”. Buona la partecipazione anche in Valle d’Aosta (45,7%), che ha in comune con Trento e Bolzano un rilevante tasso di adesione nel pubblico impiego.
CONTRIBUTI E PATRIMONIO
Nonostante le contribuzioni in aumento rispetto al 2021 (+263 milioni di euro; +4,6%), il patrimonio dei fondi negoziali (61 miliardi a fine 2022) – inciso dall’andamento avverso dei mercati finanziari – registra una flessione del 6,5%. Il fenomeno tocca naturalmente anche il fondo regionale che, tuttavia, beneficia di una maggiore stabilità (-2,6% rispetto al 2021).
Grazie al buon recupero della gestione finanziaria e di quella previdenziale, osservato già dai primi mesi del 2023, il patrimonio di Solidarietà Veneto è così ormai prossimo a superare la simbolica soglia dei 2 miliardi di euro.
A tal riguardo Paolo Bizzotto, Presidente del Fondo osserva che “Solidarietà Veneto, nel 2022, ha dimostrato una particolare resilienza, favorita dall’incremento dei flussi contributivi e da una gestione finanziaria mediamente più cauta rispetto ad altre forme d’investimento. Nonostante le incertezze che l’anno passato ci lascia in eredità, i mercati, soprattutto quelli azionari, sono positivi e ciò sta favorendo una ripresa dei rendimenti superiore alle aspettative (Rendimenti Giugno 2023).
UN CASO PARTICOLARE: LE ADESIONI CONTRATTUALI
In un quadro complessivamente positivo per le nuove adesioni, Covip si sofferma su un fenomeno che coinvolge prettamente i fondi negoziali: la metà delle 490.000 iscrizioni dell’anno scorso sono di tipo “contrattuale”, non derivano cioè dalla scelta del lavoratore, ma dal contratto di lavoro che, con una contribuzione ad hoc a carico dell’azienda, alimenta il fondo pensione. Manca dunque, in questi casi, il TFR, principale “carburante” del risparmio previdenziale.
Al 31 dicembre, in Italia si contano più di 1 milione e mezzo di “aderenti contrattuali”, due terzi dei quali appartenenti al settore dell’edilizia, le cui posizioni constano di risorse modeste e – come dice Covip – “non adeguate a generare prestazioni pensionistiche significative”.
Nel “libro soci” di Solidarietà Veneto, oltre ai circa 80.000 (76.353 al 31/12/2022) aderenti “non contrattuali”, figurano più di 60.000 “contrattuali”, tutti facenti capo al mondo dell’artigianato. La sfida è dunque quella di trasformare le adesioni contrattuali in vere posizioni previdenziali, attivando la destinazione del TFR maturando.
Importanti, a tal riguardo i recenti accordi regionali nei settori dell’artigianato alimentare e metalmeccanico che, a fronte dell’iscrizione “piena” (con destinazione del TFR) al fondo negoziale, hanno previsto l’attivazione di un contributo ad hoc, senza l’obbligo del versamento a carico del dipendente. In aggiunta, per l’anno 2023, i dipendenti che hanno aderito con il TFR, potranno richiedere all’Ente Bilaterale dell’Artigianato Veneto (EBAV) un ulteriore “una tantum” e anche l’azienda interessata dall’adesione potrà beneficiare di un contributo di natura analoga.
L’ottimismo in prospettiva è d’obbligo, poiché la novità sta suscitando un certo interesse. Ancor più determinante per l’adesione nelle piccole imprese ci pare peraltro il più efficace accesso all’informazione da parte dei dipendenti ed una crescente sensibilità delle aziende, sempre più attente a trattenere le risorse umane, favorendo l’attivazione di istituti contrattuali quali la previdenza complementare: vantaggiosi fiscalmente e largamente diffusi nella grande industria.