Quale commento complessivo ai numeri del primo trimestre 2014 e osservati in questo articolo vorremmo evidenziare anzitutto la questione “tassi”: per l’aderente di Solidarietà Veneto che ci segue abitualmente questo non è un tema nuovo ma, data la repentina riduzione registrata nel trimestre, una sottolineatura pare doverosa: il movimento registrato, da un lato si traduce in soddisfazione per l’aderente (la riduzione di tassi equivale ad un aumento di valore dei titoli obbligazionari in portafoglio) ma, dall’altro, in prospettiva crea preoccupazione.
Titoli di Stato e quantitative easing
Se, infatti, i prezzi dei titoli di stato sono cresciuti equivale a dire che i loro rendimenti prospettici si sono ridotti. Effetto “quantitative easing”, diremmo. Grazie alle abbondanti iniezioni di liquidità delle banche centrali (in particolare USA e Giappone) ed alle politiche della BCE di Mario Draghi, in questi ultimi due anni abbiamo assistito al rientro del problema “spread”.
Guardando al nostro paese ora osserviamo che i titoli italiani sono apprezzati: i prezzi dei BTP italiani a lunga scadenza sono infatti ritornati a valori pre crisi (ante 2011). Da ciò si evince che i risparmiatori, nel momento in cui vanno a prestare liquidi allo stato italiano (attraverso l’acquisto titoli di Stato), si accontentano quindi di essere remunerati molto meno rispetto a qualche anno fa.
Alla ricerca del rendimento: tre considerazioni
C’è del buono in tutto ciò: certamente il nostro paese, nonostante la “mole” del debito pubblico ed una situazione economica che presenta parecchie incognite, ha riacquistato una certa credibilità e fiducia a livello internazionale e questo si ripercuote positivamente sul costo debito pubblico italiano. Da un lato quindi, lo stato italiano risparmia (per il minor costo del debito) ma, dall’altro, il risparmiatore italiano si trova a corto di idee; non riesce con facilità a remunerare il proprio risparmio. Non parliamo, poi, del risparmiatore tedesco: il BTP decennale rende meno del 3%. Il Bund tedesco decennale si ferma all’1,5%. Per dirla alla Warren Buffet, oramai l’investimento in titoli di stato più che un investimento “risk free” (cioè privo di rischio) è un investimento privo di rendimento. E per fortuna (o per sfortuna?) che l’inflazione è ai minimi… Se non altro questi rendimenti non sono erosi più di tanto dall’incremento dei prezzi. Paradossalmente, nello scenario attuale, viene dunque a mancare il rendimento nominale ma resta invece proprio un pizzico di rendimento reale.
Uno scenario complesso per il Fondi Pensione ma, ancor di più, per il singolo risparmiatore che, nella gestione del proprio risparmio, dovrà muoversi con accortezza.
Ecco le tre considerazioni:
1. alla ricerca di rendimento attraverso investimenti alternativi al “titolo di stato” occorrerà tenere in considerazione sempre maggiore il livello di diversificazione dei portafogli nell’obiettivo, fondamentale, di contenere il rischio. Un’attività complessa e costosa per il singolo risparmiatore, nella quale un investitore istituzionale come il Fondo pensione, avrà un ruolo determinante. Immaginiamo infatti che, per esempio, un risparmiatore abbia intenzione di risparmiare una certa somma su di un orizzonte temporale, per ipotesi, pari a 10 anni. Magari reputa il “solo” BTP insufficiente in termini di diversificazione. Gli viene offerto un fondo (una gestione collettiva) in quanto, correttamente, offre più diversificazione. La scelta ha una sua coerenza, ma va posta in relazione con i costi del prodotto. Non sempre il mercato italiano del risparmio offre strumenti efficienti dal punto di vista dei costi e, in un contesto di rendimenti bassi, questo è ancor più rilevante. Gli alti costi potrebbero erodere bassi rendimenti (un po’ come accade talvolta per i conti correnti). Ecco che in questa fase la diversificazione a costi contenuti offerta dalla previdenza complementare diventa di particolarissimo interesse.
2. lo schema gestionale di Solidarietà Veneto, che prevede la presenza di un comparto quale il Garantito TFR, diventa preziosissimo per quegli aderenti, prossimi alla pensione, che vogliono assicurarsi un rendimento indicizzato all’inflazione almeno pari alla rivalutazione del TFR in azienda. Una risposta utile a quanti cercando sicurezza e stabilità.
3. gli aderenti più distanti dalla pensione dovranno valutare con estrema attenzione il posizionamento in comparti con profili di rischio non coerenti con il proprio orizzonte temporale. In uno scenario come quello descritto, le probabilità di ottenere rendimenti inferiori alle aspettative aumentano. Il suggerimento è quello di consultare il Fondo e di valutare, eventualmente, il “multiprodotto”, uno schema che consente di selezionare un investimento coerente con l’orizzonte temporale salvaguardando il rendimento realizzato nel passato. Anche in questo caso un’opzione che non tutti i prodotti previdenziali sono in grado di offrire: coglila al volo!