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Signori, si cambia! (Tappa 1/3)

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Con la fine del 2015, è terminato un triennio di gestione finanziaria molto positivo; fra i migliori di sempre, nonostante le incertezze che alimentano la volatilità nei mercati finanziari.

L’arrivo del 2016 porta alcune novità: è cambiato l’assetto dei comparti a cui eravamo abituati… ma andiamo per gradi.

L’anno scorso si è chiuso infatti con un fatto importante: l’approvazione, dopo un percorso durato alcuni mesi, del nuovo “documento sulla politica di investimento” (DPI), nel quale viene definita la disciplina degli investimenti del Fondo su base triennale.

Prima di esaminare il nuovo assetto dei comparti, ripercorriamo le tre tappe che hanno portato al nuovo DPI:

  1. Analisi dello scenario previdenziale
  2. Analisi della platea degli aderenti
  3. Definizione della strategia

Pronti a partire? Al via la prima tappa della nostra navigazione: l’analisi dello scenario previdenziale.

Lo scenario previdenziale: 1) il tasso di sostituzione



La Riforma Fornero di fine 2011 ha modificato, in modo sostanziale, l’assetto della previdenza pubblica.


In questo nuovo scenario, l’obiettivo primario del Fondo pensione non cambia: integrare la pensione INPS in modo che il valore della pensione pubblica e di quella complementare possano raggiungere un reddito che consenta di mantenere un adeguato benessere anche dopo il pensionamento.

Come si misura questo benessere? In media, si ritiene accettabile una pensione (pubblica + complementare) che valga circa l’80% dell’ultimo stipendio.


Qual è, invece, il tasso di sostituzione considerando la sola pensione Inps? Ce lo dice in modo personalizzato “La mia pensione” dell’Inps di Tito Boeri:

  • per la pensione di vecchiaia, le aspettative potrebbero essere buone, ma ad un prezzo: una abbondante e prolungata contribuzione, effetto della crescente età di accesso alle prestazioni introdotta, proprio dalla Riforma di fine 2011;
  • aspettative che, invece, diventano meno rosee, in ragione del calcolo contributivo, in caso di presenza di “buchi contributivi” o di uscita anticipata

Non è quindi più possibile gestire questa tematica affidandosi al solito cliché: “il ‘contributivo’ offre una pensione pari al 50% dell’ultimo stipendio”. È una dichiarazione poco scientifica, che non può essere accettata da chi intende fornire consulenza tesa ad una efficace pianificazione previdenziale, per la quale occorre scendere molto più nel dettaglio.

Lo scenario previdenziale: 2) la flessibilità in uscita



Nelle valutazioni sulla definizione del DPI, il CdA ha tenuto conto anche delle possibili evoluzioni della normativa previdenziale.


Ci si aspetta, infatti, che la discussione sulla flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, possa maturare e portare a decisioni importanti da parte del legislatore. In questo scenario, il Fondo deve essere pronto a diventare lo strumento utile a consentire ai lavoratori di cogliere efficacemente le possibilità che la legislazione offrirà in tal senso.

Già oggi la previdenza complementare offre strumenti di prelievo flessibili che si adattano alle diverse modalità e tempistiche di uscita dal mondo del lavoro; qualora venisse introdotta la “flessibilità in uscita” il ruolo del Fondo dovrà necessariamente potenziarsi ed essere in grado di fornire risposte efficaci.

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