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Gestione Finanziaria

Rendimenti luglio 2022.
Un “secondo semestre” che inizia con il piede giusto

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Un mese fa preannunciando la stabilizzazione che già da metà giugno si cominciava ad intravvedere. Luglio è andato oltre le aspettative: il rimbalzo dei mercati è stato vigoroso ed i quattro comparti del Fondo hanno messo a segno rialzi record. Una “svolta” tutta da interpretare.

Abbiamo tante volte sottolineato la necessità, nella previdenza complementare, di non eccedere nell’enfasi dei risultati di breve periodo.

Lo faremo anche in questo mese: l’entusiasmo per segni “+” ha infatti la stessa natura della paura percepita nei mesi passati. Pur dando conto, nel bene e nel male, dei risultati di periodo, proveremo a tenere a bada l’emotività, mantenendo i piedi per terra e orientando il nostro sguardo al futuro.

 

I mercati e lo scenario


L’indice MSCI World – che rappresenta i mercati azionari globali – a luglio segna un rialzo in “double digit” (cioè in doppia cifra, nell’ordine del 10%). Lecito chiedersi quale sia l’evento geopolitico o il fenomeno macroeconomico che giustifica l’ampio rialzo, accompagnato fra l’altro da un lieve ribasso dei rendimenti dei titoli governativi, di cui hanno beneficiato le asset class obbligazionarie. Qual è quindi la buona notizia? È forse finita la guerra in Ucraina? La fiammata inflattiva si sta sgonfiando?

Purtroppo, non giungono notizie particolarmente positive dall’Est Europa, dove il conflitto – fra alti e bassi – sta di fatto cronicizzandosi. Al contrario, stanno comparendo – dall’altra parte del continente asiatico – nuovi preoccupanti focolai ascrivibili al contesto delle tensioni geopolitiche (Cina – Taiwan).

E sul fronte “prezzi”? Neanche in questo caso si registrano svolte significative; negli Stati Uniti e in Europa l’inflazione – seppur con qualche segnale di stabilizzazione – galleggia a quota 8-9%. Un livello che non si vedeva, quantomeno nel nostro Paese, dagli anni ’80. Il quadro si completa con la notizia della “recessione tecnica” negli USA (in calo, da due trimestri consecutivi, il corrispettivo del nostro “Pil”).

Da questo punto di vista, in effetti, una buona notizia c’è e ci riguarda da vicino: l’economia del nostro Paese, nonostante la crisi politica, continua per il momento a crescere.

Nella apparente difficoltà a ricercare le motivazioni del rialzo, possiamo forse ipotizzare che i mercati, nei primi sei mesi dell’anno, avessero scontato uno scenario ancora peggiore. Ne concludiamo che, come spesso accade – nel bene e nel male – la finanza tende a enfatizzare le aspettative, generando squilibri di breve termine che, nel tempo, vengono gradualmente assorbiti.

Da questa considerazione, e tornando all’apertura, riprendiamo l’opportunità di non perdersi più del dovuto nelle pieghe della quotidianità finanziaria, mantenendo una visuale più distaccata.

In questo senso, ciò che piuttosto occorre mettere al centro dell’attenzione è la questione della sostenibilità del risparmio previdenziale dal punto di vista ESG (Ambiente, Sociale, Governance). Sedotti dal fascino delle “telenovele” finanziarie, finiamo infatti per perdere di vista questa chiave di lettura. Il cambiamento climatico, in particolare, che percepiamo con crescente consapevolezza (rischiando l’assuefazione), costituisce un rischio primario per il nostro risparmio. Se, tuttavia, anche la finanza non contribuisce prontamente e senza remore all’interpretazione del cambiamento in atto, si rischia di lasciare alle future generazioni un ambiente invivibileLa misurazione del valore risparmiato, se questa è la prospettiva, è puro esercizio di vanità.


Senza scordare questa premessa, andiamo dunque a presentare il risultato dei quattro comparti che, come di consueto, proveremo a commentare.

Rendimenti netti Luglio 2022

DINAMICO

Il +5,05% con cui il comparto dedicato ai più giovani apre il secondo semestre, segna il miglior “parziale” di sempre, superando – e il raffronto è emblematico – la performance di aprile 2009, che giungeva dopo i minimi della crisi “Lehman Brothers”. Non ci è dato sapere se, come allora, si sta aprendo una fase di ripresa, per cui la cautela è d’obbligo.
Il vigoroso rialzo dei mercati azionari, che ha alimentato la variazione, non è stato colto nella sua interezza dai gestori, i quali – comprensibilmente – mantengono un assetto improntato alla prudenza. Una tendenza che, nel mese, è compensata dal buon andamento della gestione diretta, soprattutto con riferimento agli investimenti nel capitale delle PMI italiane. Complessivamente, il recupero di questo mese porta il risultato da inizio anno a quota –6,41% (benchmark -5,65%). Estendendo l’osservazione al lungo periodo, rileviamo un rendimento netto nel decennio (+69,18%) che resta di assoluto riguardo.

REDDITO

Come per il Dinamico, anche il Reddito registra a luglio il più consistente rialzo della sua ventennale gestione. Un +3,52% che lascia alle spalle il precedente primato, registrato nell’aprile del 2009, all’inizio della risalita post “Lehman Brothers”. L’auspicio, a questo punto, è che la ripresa possa consolidarsi, contribuendo al recupero della performance annua, oggi a quota -5,34%. Dal confronto con il benchmark (-5,62%) si può cogliere la cautela con cui Groupama, HSBC e Anima hanno gestito i mandati “tradizionali”. L’impostazione, comprensibile alla luce della situazione macroeconomica, non ha consentito di trarre pieno beneficio dal consistente rialzo dei mercati azionari. Va all’opposto sottolineata la ripresa del mandato a focus geografico e, ancor di più, la buona performance della gestione diretta, soprattutto per quanto riguarda i fondi di private equity, orientati all’investimento nelle PMI del nostro Paese. Il risultato del comparto nel lungo periodo (+33,53% negli ultimi 10 anni) conferma il Reddito nel suo approccio che cerca la sintesi fra performance e limitata volatilità.

PRUDENTE

il Comparto che meglio di altri sta attraversando questo difficile 2022 inizia il secondo semestre con un buon +1,99%. Solo a dicembre 2011 si registrò un incremento più consistente: eravamo alla ripresa dopo i minimi toccati nel mezzo della crisi – tutta italiana – dello spread, che colpì – allora come oggi – la componente obbligazionaria dei portafogli. Nel parallelo fra quella situazione e quella odierna, rileviamo una performance da inizio anno in risalita (-2,80% benchmark -3,24%) ma che segue ad un andamento nel pregresso meno consistente rispetto ai comparti Reddito e Dinamico. La performance nel decennio che ne deriva (+24,03%) è comunque positiva e coerente con un comparto nel quale il fattore prevalente in questo lasso temporale è stato il contenimento della volatilità.

GARANTITO TFR

Il +2,48%, con cui il Garantito TFR ha aperto il semestre, spicca nello “storico” del comparto dedicato ai pensionandi, superato soltanto dalla performance di dicembre 2011, quando ci si apprestava ad uscire dalla crisi dello spread, che insistette duramente su tale strumento nei mesi precedenti. Siamo convinti che il parallelo costituisca un buon auspicio: sappiamo infatti che la maggior remunerazione dei titoli di stato e, più in generale, delle obbligazioni, ci offre in prospettiva, un potenziale maggiore rispetto a quello che si poteva prospettare negli anni passati. Ci si attende quindi che il rendimento maturato da inizio anno (-5,67%) possa essere gradualmente assorbito. Se dunque nel decennio passato (ricordiamo la prospettiva dei tassi bassi, prefigurata nel 2015) il risultato ottenuto (13,49%) è stato inferiore a quello degli altri comparti, si può oggi configurare una prospettiva certamente più interessante, che accomuna il Garantito TFR agli strumenti obbligazionari. Ricordiamo peraltro che gli iscritti al Garantito TFR beneficano della garanzia, che protegge le risorse versate nel caso dovesse manifestarsi un andamento pesantemente negativo.

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