Inizia il nostro commento sui risultati finanziari di Solidarietà Veneto nell’anno appena passato. In questa prima “puntata” parleremo di rendimenti al massimo e di Tfr… al minimo. Ecco perchè.
2014 al top nel “nuovo millennio
Più volte nel corso del 2014 appena concluso abbiamo utilizzato l’aggettivo “straordinario” per descrivere lo sviluppo dei rendimenti di Solidarietà Veneto di mese in mese. Ci pare quindi consono chiudere quest’anno ribadendo il concetto: i risultati del Fondo pensione Solidarietà Veneto nel 2014 sono stati davvero straordinari.
Il termine, dizionario alla mano, significa infatti “Non ordinario, fuori del consueto” ed è proprio questo il senso che vogliamo dare a tale definizione.
Nell’ultimo articolo pubblicato, abbiamo già riportato i risultati dei singoli comparti; per semplificare la questione proviamo a raccordare i rendimenti registrati in un unico indicatore : il rendimento medio (ponderato per la dimensione patrimoniale) dei quattro comparti nel 2014 è stato pari al 7,04% netto.
Un dato oggettivamente molto positivo che, nel “nuovo millennio” (i quindici anni che vanno dal 1/1/2000 al 31/12/2014), è secondo solo al’ 8,10% netto del 2009. Un altro anno che si può definire “eccezionale”: i mercati finanziari (soprattutto azionari) rimbalzarono con grande impeto dopo la debacle di fine 2008 (Lehman Brothers). Anche questa è una misura: la crisi Lehman è stata valutata come la peggiore, per i mercati azionari, dal 1929: ecco che il rimbalzo che ne è seguito non può che essere considerato ugualmente atipico.
Rivalutazione Tfr: ai minimo da 25 anni (e non solo)
Pure straordinario (ma in senso inverso), quantomeno per le abitudini degli anni passati, l’andamento del “parametro di riferimento” che spesso si utilizza per misurare la convenienza finanziaria dei fondi pensione. La rivalutazione del TFR nel 2014 è pari all’1,34% netto. Dal 1982, anno in cui è stato introdotto l’istituto del ‘trattamento di fine rapporto’ mai è stato registrato un rendimento così basso.
Senza andare a scomodare il passato remoto, nell’ultimo decennio (2005-2014), la rivalutazione media netta, seppur non elevatissima in termini assoluti, è stata comunque quasi doppia (2,49%) rispetto a quella del 2014. Il calo degli ultimi anni si spiega abbastanza facilmente con un termine: deflazione. Il meccanismo attraverso il quale la legge determina il tasso prevede infatti una parte fissa (1,5% lordo) ed una variabile (75% dell’indice ISTAT di inflazione). Questo secondo elemento, a fronte della lieve discesa dei prezzi riscontrata nel corso dell’anno passato, diventa negativo; in tal caso le disposizioni normative prevedono che la rivalutazione si attesti sul valore della ‘parte fissa’ che infatti, al netto delle imposte (11% nel 2014) raggiunge l’1,34%.
Da questa combinazione di effetti deriva, per i lavoratori che hanno scelto Solidarietà Veneto, una situazione di netto vantaggio rispetto ai colleghi che hanno invece deciso, negli anni passati, di tenere il Tfr in azienda (o all’INPS, nel caso di azienda con più di 50 dipendenti).
Riflessioni che potrebbero tornare buone: come sappiamo, infatti, fra qualche settimana, i lavoratori dipendenti potranno scegliere di farsi liquidare in busta paga il loro Tfr maturando riferibile al periodo 1 marzo 2015 – 30 giugno 2018. Siamo quindi alla vigilia di una scelta importante. Gli elementi raffigurati in questo articolo sembrano far propendere in maniera sensibile l’ “ago della bilancia” verso l’ipotesi Fondo Pensione.
Siamo però abituati a supportare le dichiarazioni con numeri. A tal fine, nella prossima puntata, proveremo, conti alla mano, a confrontare il risultato dell’investimento previdenziale rispetto a quello del tradizionale Tfr in azienda per tutti quei lavoratori che, poco meno di 8 anni fa (2007: silenzio – assenso), hanno deciso di scegliere Solidarietà Veneto per il loro risparmio previdenziale.