L’annuale relazione, che illustra lo stato della previdenza complementare nel nostro Paese, ci presenta numerosi segnali di miglioramento, anche se rimangono delle zone d’ombra. In questo approfondimento: oltre 3,4 milioni di lavoratori (37%) scelgono i fondi negoziali; sono invece 5,1 milioni gli italiani che preferiscono Fondi aperti e PIP messi a disposizione dalle reti bancarie e assicurative. Quindi…meglio i fondi negoziali o l’offerta privata?
A quanto pare non vi è una risposta univoca: se da un lato si riscontra infatti una prevalenza delle iscrizioni nell’ambito dei prodotti privati, dall’altro molto spesso la contribuzione che alimenta tali strumenti è ridotta o disattivata.
L’adesione ai fondi negoziali trova normalmente motivazione nei costi di gestione, molto contenuti e mediamente inferiori a quelli previsti per gli strumenti privati. Vi è pure poi il beneficio derivante dal contributo dell’azienda. L’accesso ai prodotti previdenziali privati (fondi aperti e Pip) è di norma invece favorito dalla presenza di reti distributive a cui il risparmiatore può far riferimento per ogni aspetto.
Solidarietà Veneto, quale fondo negoziale, si caratterizza per la presenza dei vantaggi tipici derivanti dalla natura associativa: oltre ai bassi costi di gestione, l’associato al fondo regionale beneficia del contributo aziendale, dato che gli accordi istitutivi del Fondo (1997-99, 2006-09) dispongono che tale versamento sia dovuto nella misura prevista dai CCNL di riferimento per ciascun settore.
Parallelamente, tuttavia, uno degli aspetti più apprezzati del fondo regionale è proprio la rete di consulenza, con gli sportelli territoriali e quelli aziendali, che completano l’offerta di un fondo “senza scopo di lucro”, con la capacità di assistere capillarmente lavoratori ed aziende.
Forse questo “mix” motiva le performance del fondo regionale: la crescita degli iscritti nel 2021 per Solidarietà Veneto (+8,33% escludendo gli iscritti contrattuali), supera infatti quella dei fondi negoziali (+5,8%) ma anche dai fondi aperti (+6,5%) e dai PIP (+2,9%).
In generale l’incremento registrato nel 2021 da Covip con riferimento alle nuove adesioni (664.000, circa 178.000 in più dell’anno precedente) tocca tutte forme pensionistiche: sarà interessante capire l’evoluzione di questo dato nell’anno in corso, che si sta rivelando particolarmente complicato per quanto riguarda i mercati finanziari. La sensazione, alla chiusura di semestre, è peraltro positiva; si stimano per Solidarietà Veneto quasi 4.000 nuove adesioni: un dato che, se confermato, risulterebbe più consistente di quello registrato lo scorso anno. Segno probabilmente di una maturità da parte del risparmiatore previdenziale, capace di disgiungere la valutazione sulla scelta previdenziale dall’andamento di mercato di breve termine.
L’adesione contrattuale. Un’opportunità non del tutto valorizzata.
Nell’ambito dei fondi negoziali, quasi 1,4 milioni di lavoratori (circa il 40% del totale) hanno avuto accesso alla previdenza complementare tramite l’adesione contrattuale. Il dispositivo, introdotto dal 2015 da alcuni contratti di lavoro e ad oggi attivo in 13 fondi, prevede che il datore di lavoro versi un contributo previdenziale a favore di tutti i lavoratori a cui si applichi quel contratto. Il versamento affluisce al fondo individuato dalla contrattazione collettiva e, laddove il lavoratore non sia già iscritto, attiva l’adesione automatica a tale fondo.
Si tratta di un’adesione economicamente “incompleta”, mancando le classiche componenti della contribuzione (TFR, contributo azienda e contributo lavoratore) che non consente il pieno sviluppo di un piano previdenziale, con i lavoratori che andrebbero quindi accompagnati verso l’adesione piena.
Nel 2021 il meccanismo è stato attivato nel settore industria legno arredamento, coinvolgendo oltre 30.000 lavoratori nel solo Veneto. Sempre per quanto riguarda la nostra regione, grazie alla contrattazione collettiva territoriale, l’adesione contrattuale è attiva fin dal 2017 nell’artigianato, vedendo coinvolto – quale fondo destinatario – anche Solidarietà Veneto.
Gli iscritti al fondo territoriale come “aderenti contrattuali” sono circa 50.000: una platea ormai piuttosto consistente. L’opportunità messa a disposizione agli artigiani chimici, tessili, alimentari è naturalmente interessante, ma non viene colta in misura paragonabile a quella che si registra nell’industria. Molte le motivazioni, fra cui il frazionamento delle aziende e una presenza del sindacato inferiore a quella che si riscontra nelle realtà di più rilevante dimensione.
Il risultato è che, in questo contesto, nonostante le risorse economiche messe a disposizione, si finiscono per perdere tante opportunità. In tal senso, la situazione che si registra in regione pare non differire molto da quella nazionale. Va detto tuttavia che, grazie all’attività formativa e informativa che sta maturando quotidianamente, nei territori sta progressivamente incrementandosi il numero dei lavoratori che completa l’adesione.
Si tratta di un lavoro lungo e paziente, nel quale il Fondo opera assieme ai rappresentanti dei lavoratori e delle aziende. Nei prossimi mesi saranno per questo attivate nuove risorse dedicate all’assistenza dei lavoratori artigiani e siamo per questo convinti che, magari anche con il supporto delle istituzioni pubbliche – nazionali e locali – si possa giungere, in tempi congrui, ad un concreto miglioramento anche per questi settori.