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Previdenza

Ddl Stabilità: un intervento che guarda lo specchietto retrovisore

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Nel disegno di legge si ipotizzano due interventi che potrebbero impattare sulla previdenza complementare: il Tfr in busta paga e l’incremento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione.

Tfr in busta

Riguardo al “Tfr in busta” molto si è detto: l’iniziativa colpisce il “motore” dei Fondi Pensione e rischia di buttare all’aria vent’anni di progettualità ed innovazione. Se si vuole dare al lavoratore la possibilità di scegliere, questa dovrebbe essere affiancata dall’informazione chiara e completa, soprattutto per i più giovani. Per questo chiediamo al Governo di dar corso alle previsioni di legge riguardo all’educazione previdenziale. Una campagna informativa sulle possibilità di “utilizzo” del Tfr e delle relative implicazioni (previdenziali, fiscali e di risparmio) non è solo utile: è improrogabile.

Tassazione sui rendimenti

Dai giovani partiamo per commentare l’altra novità: il paventato incremento dall’11,5% al 20% dell’aliquota sui rendimenti dei Fondi Pensione (che segue quello dall’11% all’11,5% dello scorso giugno) realizza un radicale e sorprendente cambio di impostazione rispetto agli ultimi vent’anni. Lavoratori ed aziende ci manifestano, con uno stillicidio di mail e telefonate, che condividiamo profondamente e a cui daremo spazio e voce, crescente sfiducia nella stabilità del sistema. Si ha la sensazione di un “tradimento” da parte delle istituzioni o, come qualcuno ci indica, di un “furto del futuro”.

La legge (Dlgs 252/05) e, ancor prima, il buon senso (finanziario), affidano ai Fondi Pensione il ruolo di strumento dedicato al risparmio di lungo periodo (e di benessere collettivo futuro). In tale contesto crediamo siano miopi disposizioni che vanno ad alimentare la percezione di instabilità. Evidenziamo quindi al Governo che la previdenza complementare non è un risparmio come tutti gli altri: l’incremento di tassazione non va a colpire un “surplus”! I lavoratori, scegliendo i fondi pensione negoziali, hanno rinunciato ad una quota di reddito attuale (contrattato), per integrare la futura pensione che “non c’è più”. Lungimiranti e penalizzati: danno e beffa.

Confronto sul merito

Crediamo che il mantenimento dell’aliquota all’11% sia irrinunciabile, l’abbiamo evidenziato anche alle Parti Istitutive del Fondo. Se le proposte della legge di stabilità fossero dei “pungoli” per spingerci ad innovare, noi accettiamo la sfida: abbiamo pronte alternative, immediatamente realizzabili, che auspichiamo vengano valutate.

Siamo delusi, ma confidiamo nel dibattito che sarà sviluppato nelle sedi istituzionali. Auspichiamo un lavoro lungimirante e di strategia nel quale la previdenza complementare, non a parole, ma con i fatti, possa essere costruzione di futuro, per i giovani, per il nostro paese. Rottamiamo pure ciò che non è più attuale, ma se la rottamazione riguarda il futuro dei giovani, allora è il momento di fermarsi, riflettere e riprogrammare.

Noi siamo pronti al confronto.

Andrea Tomat – Presidente Solidarietà Veneto Fondo Pensione
Maurizio Doppio – Vicepresidente Solidarietà Veneto Fondo Pensione

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