Raggiungere la pensione, nei tempi e nei modi giusti, oggi può diventare un vero e proprio percorso ad ostacoli nel quale è bene evitare distorsioni, forzature ed errori.
Avviare un percorso di risparmio con un fondo pensione è un’opportunità – soprattutto per i più giovani – per costruire una pensione “aggiuntiva” stabile e integrata con il sistema previdenziale pubblico, assicurandosi così un tenore di vita confortevole nella terza età. E perché no: anche valutare come pianificare una possibile uscita anticipata dal mondo del lavoro.
In questo approfondimento, 5 informazioni mirate per poter scegliere con la massima trasparenza il fondo pensione più adatto alle nostre esigenze.
1. QUANTI TIPI DI FONDI PENSIONE CI SONO IN ITALIA?
In Italia, sono presenti diverse tipologie di fondi pensione: i fondi contrattuali (o negoziali), come Solidarietà Veneto, nati dall’iniziativa delle Parti Sociali mediante accordi collettivi nazionali, territoriali e/o aziendali; vi sono poi i fondi aperti (generalmente promossi dalla rete bancaria) e i fondi assicurativi/PIP. Completano il quadro i fondi preesistenti, fondi pensioni istituiti prima del 1992 e destinati a specifici ambiti di lavoratori dipendenti individuati dai contratti (o anche accordi aziendali).
Avere una panoramica chiara sui fondi pensione a propria disposizione, consente di agevolare poi il confronto sui diversi elementi (tipo di contribuzione, costi, investimenti, ecc.) che contraddistinguono le diverse forme di previdenza complementare.
Prima di valutare le diverse opzioni, è quindi consigliabile verificare se in azienda è presente un fondo preesistente o uno o più fondi pensione contrattuali: per esempio, in Trentino-Alto Adige, Valle D’Aosta e Veneto, i lavoratori di molti settori possono contare su due fondi contrattuali, il fondo nazionale e il fondo territoriale.
2. COSA SI PUÒ VERSARE NEI FONDI PENSIONE?
Nei fondi pensione di tipo “contrattuale” sono gli accordi collettivi nazionali, territoriali e/o aziendali che determinano la misura dei contributi al fondo. In linea generale, si prevede il versamento di:
- TFR, è la “fonte” principale di contribuzione: iscrivendosi al fondo, il lavoratore destina il trattamento di fine rapporto alla costruzione di un futuro previdenziale più sicuro. Talvolta, tuttavia, parlando di TFR, si crea un malinteso: non viene infatti trasferito al fondo pensione tutto il TFR maturato dall’inizio dell’attività lavorativa, bensì quello “maturando” (post iscrizione). Il lavoratore, in talune circostanze, può valutare se trasferire anche il cosiddetto “TFR pregresso” ma rimane un’opzione da verificare con il datore di lavoro.
- CONTRIBUTO LAVORATORE. Il lavoratore può decidere se contribuire attivamente al suo fondo pensione effettuando dei versamenti volontari che, di norma, si esprimono in termini percentuali: la contrattazione prevede infatti che, al versamento di una percentuale minima da parte del dipendente, l’azienda corrisponde un “extra” definito, appunto, contributo azienda.
- CONTRIBUTO AZIENDA: elemento retributivo previsto – con diverse modalità – a favore di chi si iscrive a un fondo pensione di natura CONTRATTUALE, nazionale o territoriale (per maggiori dettagli, FONDI PENSIONE: COME FUNZIONA IL CONTRIBUTO DELL’AZIENDA).
Il contributo azienda rappresenta uno dei primi “spartiacque” tra fondi contrattuali e fondi aperti/PIP: salvo accordi aziendali diversi, gli aderenti ai fondi pensione bancari/assicurativi non percepiscono tale contributo, rinunciandovi, in quanto non è convertito in altre misure di retribuzione.
Di norma, dunque, i fondi pensione aperti e i fondi assicurativi propongo prodotti che prevedono come fonte di risparmio unicamente i contributi volontari da parte dell’iscritto e, se il dipendente è concorde, anche il versamento del TFR.
3. QUANTO COSTA UN FONDO PENSIONE? VERIFICARE COMMISSIONI E I COSTI
I costi possono influenzare significativamente il capitale accumulato nel medio- lungo periodo da un fondo pensione. È dunque consigliabile comparare le commissioni di gestione, i costi di entrata e uscita, nonché eventuali altre spese associate alle diverse tipologie di costo.
Per favorire il confronto dell’onerosità tra le diverse forme pensionistiche, è formalizzato e reso pubblico l’I.S.C. (Indicatore sintetico di costo) che esprime in modo semplice e immediato il costo annuale, in percentuale, della posizione individuale maturata, sostenuto da un iscritto ad una forma pensionistica.
In tal senso, COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) mette a disposizione il COMPARATORE DEI COSTI, un dispositivo online che consente di comparare, anche graficamente, i differenti ISC mettendo a confronto anche fino a 5 fondi pensione diversi, insieme ai costi medi di ciascuna tipologia di fondo.
4. COME E’ GESTITO IL FONDO PENSIONE?
LE SCELTE D’INVESTIMENTO
Ciascun fondo pensione può presentare una o più linee di investimento (“comparti”) caratterizzate da profili di rischio/rendimenti differenti, rivolte a fasce d’età diverse: ad esempio, le linee più conservative, per lo più obbligazionarie, poco soggette alle oscillazioni dei mercati finanziari, potrebbero essere più adatte a chi si sta avvicinando al pensionamento; all’inverso, chi è più giovane potrebbe preferire un comparto bilanciato o azionario, più volatili nel breve periodo ma caratterizzati da un’aspettativa di rendimento maggiore su orizzonti temporali più lunghi.
Alcuni fondi pensione offrono poi garanzie in termini di rendimento minimo o protezione contro le perdite. Queste opzioni possono essere vantaggiose se si cerca una maggiore sicurezza (soprattutto se ci si trova a pochi anni dal pensionamento) ma potrebbero avere costi aggiuntivi. È dunque consigliabile adottare tali opzioni dopo aver valutato il costo/beneficio della proposta per evitare che le commissioni aggiuntive erodano ugualmente il rendimento minimo o il capitale che si vuole tutelare.
Anche esaminare i rendimenti passati (al netto dei costi) di un fondo pensione può offrire un’idea di come si è comportato nel corso degli anni. Tuttavia, è bene ricordare come i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Nella scelta del comparto è importante considerare anche altri fattori, come la capacità di risparmio del lavoratore, la sua propensione al rischio e l’orizzonte temporale che lo separa dal prelievo finale.
5. DOPO L’ISCRIZIONE: CHE TIPO DI ASSISTENZA/ CONSULENZA È OFFERTA?
Scegliere un fondo pensione è un passo importante, sia sul fronte previdenziale che finanziario, ma non si esaurisce alla sola iscrizione: si tratta di un percorso di risparmio di medio/lungo periodo che evolve con il passare degli anni e con le esigenze degli iscritti. Poter contare su un supporto, anche online, e/o di una vera e propria rete di consulenza diretta e stabile nel tempo, potrebbe essere d’aiuto su diversi aspetti: richieste di anticipazione o riscatti; consulenza fiscale dedicata; monitoraggio finanziario; simulazioni su rendite e capitale finale.
Se hai dubbi o non sei sicuro di quale sia la scelta migliore, confrontati con un consulente, in famiglia, al lavoro: raccogliere valutazioni diverse, consente di avere una visione d’insieme più completa, fatta di esperienze concrete.
Con una sicurezza in più: la scelta di un fondo pensione non è per sempre. La normativa consente di poter cambiare fondo pensione dopo un periodo minimo di almeno 2 anni di iscrizione. Un’operazione che consente di spostare anche l’anzianità maturata: nel nuovo fondo pensione, l’iscritto sarà registrato con la data d’iscrizione del precedente fondo. Un dettaglio non da poco, tenuto conto che la fiscalità finale è decrescente proprio in base agli anni di iscrizione alla previdenza complementare.