Continua il dibattito sulla “flessibilità in uscita”. Dopo l’intervento tra le pagine di un giornale tedesco, Tito Boeri rilancia: la flessibilità serve di più ai giovani, un tema già toccato proprio dal Governo con le parole, di qualche mese fa, del Ministro Poletti.
«I nostri studi – ha spiegato il Presidente Inps – ci hanno documentato che nelle imprese con lavoratori bloccati dal brusco inasprimento dei requisiti anagrafici e contributivi per andare in pensione con la riforma del 2011 ci sono state molte meno assunzioni di giovani».
«Garantendo una flessibilità sostenibile in uscita – ha proseguito – noi riusciremmo ad avere un mercato del lavoro più favorevole ai giovani ed imprese più efficienti. Sarà, infatti, chi non ha più voglia di investire sul proprio lavoro a scegliere di andare in pensione prima, accettando una riduzione dell’assegno pensionistico e lasciando spazio ad un giovane più motivato».
Flessibilità: UE e casse dello Stato
Esiste il solito problema dell’impatto sulle casse dello Stato. Secondo Boeri, in questo l’Europa non aiuta.
I vincoli di bilancio imposti dall’UE rischiano: «di essere un ostacolo perché guarda al disavanzo anno per anno anziché nel corso del tempo – spiega – La flessibilità in uscita nell’immediato aumenta il disavanzo, perché ci sono più pensioni da pagare, ma in tempi relativamente brevi avremmo una riduzione del disavanzo, perché queste pensioni sarebbero di importo inferiore».
Niente risorse, dunque? L’Inps propone una soluzione.
«Per finanziare anche nell’immediato questa operazione proponiamo di intervenire su alcuni trattamenti in essere non giustificati dai contributi versati durante l’intero arco della vita lavorativa, a partire dai cosiddetti vitalizi per cariche elettive».
Quali saranno le reazioni?
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