Il Comitato per la protezione sociale della Commissione Europea nel suo “Pension Adequacy Report 2015” è chiaro: «Le più recenti riforme hanno ritardato l’età del pensionamento e ridimensionato le possibilità di un’uscita anticipata dal mercato del lavoro,che continua ad avvenire molto di frequente, soprattutto per problemi di salute, assenza di opportunità e mancanza di abilità e conoscenze adeguate»
«Diventa sempre più cruciale – prosegue – fornire ai cittadini europei il supporto sociale, sanitario ed educativo di cui necessitano affinché abbiano la possibilità di lavorare anche in età avanzata, in modo tale che i lavoratori anziani e quelli che vogliono rientrare nel mercato del lavoro non diventino inattivi».
L’attenzione si rivolge ancora una volta alle politiche occupazionali: gli Stati membri dovranno operare per introdurre misure atte a mantenere attivo nel mercato del lavoro il più alto numero possibile di lavoratori fino all’età del pensionamento per dare maggiori possibilità ai più anziani di restare nel mondo del lavoro.
Al contempo, un sistema pensionistico efficiente dovrebbe garantire protezione a coloro che non sono in grado di lavorare abbastanza a lungo da accumulare sufficienti contributi per garantirsi una pensione decente.
La situazione attuale non preoccupa; i dati del report hanno evidenziato che anche durante la crisi i più anziani hanno avuto la migliore protezione sociale tra i vari gruppi socio-demografici.
Il problema emerge in ottica futura: molti Stati dell’UE non sono ancora orientati in un percorso di costruzione di un sistema pensionistico efficiente, in grado di proteggere dai rischi della povertà e garantire un reddito sicuro nella vecchiaia.
Dall’indagine emergono le (solite) differenze di genere: le donne sono infatti molto più esposte ai rischi della povertà e ricevono pensioni più basse rispetto agli uomini, a causa di salari minori e di una carriera lavorativa in genere molto più breve e caratterizzata da discontinuità lavorativa. Nella media europea dei 28 stati dell’Unione, le pensioni delle donne percepiscono pensioni più basse di rispetto agli uomini del 40%.
Per ridurre questo gap di genere, il Comitato propone di attuare politiche di pari opportunità in numerosi campi prima che le donne raggiungano l’età pensionabile e combinare questo tipo di misure con cambiamenti strutturali nel sistema previdenziale.
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