Solidarietà Veneto è stato il primo fondo pensione negoziale ad avviare un progetto di diversificazione dell'investimento a focus geografico. Oggi, a distanza di 3 anni, tracciamo un primo bilancio dell'esperienza.
Dal febbraio del 2013, in tre dei quattro comparti di Solidarietà Veneto (Prudente, Reddito e Dinamico) è attivo un gestore, Finanziaria Internazionale Investments Sgr (Fin.int.) a cui, dopo il consueto processo di selezione (gara), venne affidato il 5% delle risorse in gestione, inizialmente pari a poco più di 28,5 milioni di euro, ed oggi pari a circa 43 milioni di euro.
La convenzione allora stipulata con il gestore di Conegliano (Treviso), di durata quinquennale, prevedeva delle regole innovative improntate alla logica dell’investimento obbligazionario a “focus geografico”.
La genesi: nel territorio una fonte di diversificazione
Siamo nel 2011, nel mezzo della la crisi del debito pubblico dei “paesi periferici” (ricordiamo i cosiddetti PIIGS – Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna): i mercati si focalizzano sulla debolezza dei fondamentali di questi paesi. Le vendite fanno scendere il valore dei titoli di stato (in particolare dei “nostri” BTP); parallelamente sale il rendimento richiesto dagli investitori per finanziare il debito Italiano. Sale anche lo “spread”, altro termine che abbiamo imparato in quei frangenti.
Matura la consapevolezza circa la necessità di diversificare l’asset class “Obbligazioni Italia”, che nel 2011 rappresentava tra il 60-70% del patrimonio dei Fondi pensione italiani. Dalla crisi emerge quindi un quesito: come poter diversificare tale asset class e valorizzare contemporaneamente il “sistema paese”?
Una possibile risposta venne proprio dal territorio: il Veneto è caratterizzato da un sistema economico ben diversificato, fortemente orientato all’export e che, nonostante la “crisi del modello Nordest”, rappresentava, e rappresenta ancora ancora, un ambito di eccellenza in Italia.
Si rendeva necessario individuare gli strumenti tecnici che riuscissero a rispondere ai tre obiettivi chiave delineati dal Fondo:
- creare una ulteriore fonte di diversificazione tra gli investimenti;
- ricercare opportunità di investimento nel settore delle piccole/medie imprese, mediato talvolta, ai fini di una più efficace diversificazione, attraverso l’intermediazione del sistema bancario;
- cercare opportunità di investimento in ambito Italia che si scostassero, per quanto possibile, dall’investimento in titoli di stato del nostro paese e tendessero alle realtà economiche più virtuose e con migliori prospettive per quanto attiene alla nostra area.
La prima fase: contenimento del rischio e finanziamento PMI
Il percorso immaginato per il mandato corporate “a focus geografico” nasce con l’obiettivo di migliorare l’equilibrio dell’asset allocation del Fondo; punta a comprimere la volatilità (attraverso la diversificazione) e dunque il rischio, prima ancora che al rendimento in senso stretto.
Diversificazione significa quindi investire in categorie di titoli che presentano caratteristiche diverse da quelle degli strumenti che caratterizzano le gestioni “tradizionali”.
Questo tipo di approccio ha imposto l’introduzione di nuovi presidi di rischio e l’attivazione una struttura interna (Funzione finanza – Comitato investimenti) capace di verificare puntualmente la gestione.
Il gestore, sempre nella logica del contenimento del rischio, ha approcciato il mandato per gradi, selezionando inizialmente investimenti caratterizzati da una durata finanziaria (“duration”) contenuta. Sono quindi stati privilegiati gli investimenti aventi scadenze brevi i cui valori sono, a parità di condizioni, più stabili.
Possiamo distinguere, relativamente a questa fase temporale, almeno quattro categorie principali di strumenti:
- i titoli di stato (o degli enti pubblici regionali/locali);
- obbligazioni emesse da aziende quotate ed attive sul territorio,
- strumenti tradizionali del settore bancario attivo sul territorio (obbligazioni, depositi vincolati, conti correnti),
- cartolarizzazioni (obbligazioni negoziabili sui mercati regolamentati) aventi come sottostante attività facenti capo al territorio.
La particolarità di un investimento innovativo si scontra con la difficoltà di attribuire alla gestione un parametro di confronto adatto. Non esiste infatti un “benchmark” che rappresenti l’investimento a focus geografico.
Si decide quindi di attribuire, quale parametro di confronto, l’indice “EMU Financial Corporate Index”. Si tratta di un indicatore rappresentativo delle obbligazioni Corporate europee, a prescindere dalla durata delle stesse.
Un indicatore, quindi, che raccoglie strumenti aventi durata finanziaria più lunga rispetto alla strategia di investimento adottata da Finanziaria Internazionale, soprattutto in questo primo periodo.
Questo spiega anche, come in passato abbiamo avuto modo di indicare, come mai, soprattutto nel biennio 2013-14, la gestione abbia accumulato ritardo rispetto al benchmark: in un periodo di tassi decrescenti sono infatti avvantaggiati i titoli più “lunghi” e per questo motivo più volatili.
L’iniziativa più interessante di questa fase, sulla quale ci siamo in passato ci siamo già soffermati, è quella risultante dalla collaborazione tra Solidarietà Veneto, Finanziaria Internazionale e gli Istituti di credito territoriali: grazie ad appositi accordi sottoscritti tra le parti, l’investimento di Solidarietà Veneto nelle banche si è tradotto in finanziamenti alle imprese per processi di sviluppo, investimento, internazionalizzazione, regolarmente documentati al Fondo.
L’ammontare complessivamente investito tra il 2013 ed il 2016 si è tradotto in un plafond complessivo di prestiti pari a 16,6 milioni di euro.
Tre le banche del territorio inizialmente selezionate: Veneto Banca, che allora vantava ancora requisiti di rating compatibili con la convenzione, e due BCC, selezionate a partire dall’analisi dell’indicatore sintetico di rischio (ISR *), dopo uno screening di tutti le realtà analoghe operanti in regione. Si tratta di Banca Prealpi (Tarzo – TV) e Banca di Verona – Cadidavid, banche riguardo alle quali siamo proprio in queste settimane in fase di rimborso dei depositi residui.
(*) L’indice sintetico di rischio (ISR) utilizzato per la classificazione del profilo di rischio degli istituti bancari è quello utilizzato dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) per il monitoraggio del rischio delle banche aderenti nel calcolo della quota contributiva al fondo interbancario stesso.
…continua
Abbiamo ripercorso la genesi ed i primi risultati di questo progetto così innovativo. Prossimamente entreremo più nel dettaglio parlando anche di un un argomento che ci ha toccato molto da vicino il nostro territorio: la crisi del sistema bancario italiano e gli eventuali effetti sugli investimenti di Solidarietà Veneto.