Il tema delle pensioni e quello più ampio legato al mondo del lavoro sono costantemente discussi da politici, rappresentanti di categoria, studiosi e giornalisti: ne parlano, fanno promesse irrealistiche, interpretano i dati come più conviene.
In queste discussioni, mancano sempre i veri protagonisti:
le giovani generazioni, che si trovano ad affrontare quotidianamente sfide come la precarizzazione del lavoro,
instabilità occupazionale e salari sempre più bassi; problemi che non solo rendono sempre più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro, ma hanno anche un impatto estremamente negativo sui livelli di reddito.
In questo senso, una ricerca intitolata
“Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”, condotta dal Consiglio Nazionale dei Giovani in collaborazione con EURES (European Employment Services) e pubblicata lo scorso ottobre, mette in luce una serie di dati preoccupanti, rivelandone tutte le dirette conseguenze.
Quali sono
i risultati della ricerca? Esistono delle soluzioni? E qual è, in tutto questo, il ruolo dei fondi pensione come Solidarietà Veneto?.
In pensione a 74 anni, con assegni sempre più bassi
Secondo l’analisi condotta dal Consiglio Nazionale dei Giovani e da EURES, l’
instabilità lavorativa e i bassi salari delle persone sotto i 35 anni le costringeranno ad andare in pensione in età avanzata, con assegni pensionistici talmente bassi da avvicinarsi a quelli di un assegno sociale.
La Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani, ha descritto questa condizione come “socialmente insostenibile”. Le previsioni mostrano che una persona giovane con contratto a tempo indeterminato e under 35 anni, continuando a lavorare fino ai 74 anni, percepirà una pensione netta di circa 1.100€, pari a 3,1 volte l’importo dell’assegno sociale. Per chi lavora come professionista in autonomia , la pensione netta sarebbe di circa 1.130€, ovvero 3,3 volte l’importo dell’assegno sociale.
Un sistema pensionistico distorto
Alessandro Fortuna, Consigliere di Presidenza del Consiglio con delega alle politiche occupazionali e previdenziali, afferma che le stime ottenute dallo studio di EURES evidenziano come il
sistema pensionistico italiano sia gravemente distorto: infatti, non risolve nel tempo le diseguaglianze, anzi, le perpetua penalizzando ulteriormente chi ha un reddito basso. Risultato: la popolazione giovane sarà costretta a lavorare dai tre ai sei anni in più rispetto a chi ha redditi più elevati e occupati in modo stabile.
Il problema del divario retributivo
Un’altra questione critica per chi ha meno di 35 anni è il marcato divario retributivo rispetto alla popolazione lavorativa complessiva. Nel 2021, chi lavora e ha meno di 25 anni ha percepito in media 8.824 euro, ossia il 40% della retribuzione media totale; chi ha tra i 25 e i 34 anni, invece, ha guadagnato in media 17.076 euro, pari al 78% della retribuzione media. Questo divario è ulteriormente accentuato dalla
disparità salariale tra uomini e donne.
Inoltre, negli ultimi dieci anni, l’evoluzione dei tipi di contratto offerti a chi è in giovane età ha mostrato una riduzione dei contratti a tempo indeterminato e un aumento dei contratti a tempo determinato e di altre forme contrattuali atipiche.
Le proposte del Consiglio Nazionale dei Giovani
Il Consiglio Nazionale dei Giovani propone l’introduzione di una pensione di garanzia per le nuove generazioni, che comprenda strumenti di sostegno e protezione per i periodi di formazione, instabilità lavorativa e fragilità salariale. Sottolinea inoltre l’
importanza di modifiche strutturali al mercato del lavoro al fine di garantire un accesso stabile e di qualità.
In più, la Presidente Pisani sottolinea che è fondamentale avviare un dibattito nazionale più ampio e inclusivo sul tema delle pensioni, poiché si tratta di una questione cruciale per la giustizia intergenerazionale e la sostenibilità del sistema sociale.
Per approfondire puoi leggere la ricerca completa “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”.
Decidi il tuo futuro: scegli Solidarietà Veneto
Il mondo del lavoro e il sistema pensionistico pubblico italiano richiedono profonde modifiche strutturali; tuttavia è
importante essere proattivi e, in questo senso, una soluzione parziale è già disponibile:
l’iscrizione a un fondo pensione come Solidarietà Veneto.
Aderendo al Fondo e versando regolarmente contributi, infatti, potrai costruire già a partire da oggi un reddito previdenziale complementare; e lo stesso vale per i tuoi familiari fiscalmente a carico!
Per ulteriori informazioni sui vantaggi dell’iscrizione a Solidarietà Veneto e per i tuoi cari, fissa un appuntamento con i nostri esperti.