Se il 2017 è stato un anno straordinariamente tranquillo, il 2018 si conferma… l’esatto opposto: volatilità, instabilità ed incertezza hanno dominato il campo per 12 mesi, con un crescendo finale che gli appassionati di musica definirebbero… Rossiniano! Lo conferma anche il quotidiano Milano Finanza che, nell’articolo pubblicato sabato scorso, ha presentato i rendimenti dei principali fondi pensione italiani.
L’ultimo trimestre, come in una sintesi dell’anno intero, si è caratterizzato per un’alternanza quasi compulsiva fra buone e cattive notizie (…e con le seconde a prevalere sulle prime). A dieci anni di distanza dal (non paragonabile per gravità) 2008 di Lehman Brothers, abbiamo vissuto un’esperienza che ci ricorda come negli investimenti siano sempre due le componenti da valutare: il rendimento certamente, ma anche il rischio.
Appare affollata la hit parade delle notizie che hanno alimentato la volatilità: le tensioni commerciali USA vs “resto del mondo”, i dubbi sul post Brexit… per il primo posto però, soprattutto qui in Italia, non c’è stata storia: l’innalzamento dello spread l’ha spuntata sopra tutti.
E di tutto questo trambusto cosa ne pensano i cittadini-risparmiatori? Dall’osservatorio “fondo pensione”, il Direttore Paolo Stefan spiega che
Le difficoltà non riguardano peraltro solo le azioni: anche il cosiddetto flight-to-quality è infatti risultato poco efficace sia per gli asset obbligazionari (anche a causa dei primi segnali della fine del QE), sia per i tradizionali “beni rifugio” (materie prime in generale).
Complessivamente, dunque, il risparmiatore medio chiude l’anno “leccandosi le ferite”; per chi ha scelto Solidarietà Veneto, pur nel complesso scenario, vi sono peraltro degli elementi confortanti. Innanzitutto, il Comparto Garantito TFR che salta a piè pari gli ostacoli del 2018, con il rendimento minimo garantito pari alla rivalutazione del TFR. Parallelamente alcune scelte strategiche hanno contribuito, anche negli altri Comparti del Fondo a difendere i corposi guadagni degli scorsi anni.
Efficace, per esempio, la diversificazione geografica (il rialzo del dollaro USA e della sterlina inglese hanno favorito gli investimenti extra Euro), ma ancor di più gli investimenti alternativi, effettuati per il tramite del mandato a focus geografico e, soprattutto, della gestione diretta.
Di fatto questa strategia, combinata con il contenuto livello di costi del Fondo, è risultata, conti alla mano, particolarmente preziosa. Il presidio dei costi: un aspetto che MIFID riporta al centro dell’attenzione, con la total disclosure sugli strumenti finanziari sottoscritti, di prossima attuazione.
Diversificazione e costi contenuti saranno in effetti i cardini a partire dalle quali il Fondo andrà a realizzare, già dai prossimi mesi, alcune interessanti novità riguardanti gli investimenti.
E il futuro? Prima di parlare di futuro, crediamo sia utile concentrarsi sui numeri del 2018: nel consueto articolo di fine mese potremmo infatti approfondire ogni dettaglio. Dopodiché, tornando da dove abbiamo lasciato, crediamo che siano ancora molteplici le incognite che gravano sui mercati. Pensiamo ancora a Brexit (…storia che pare senza fine…), alle “relazioni pericolose” fra USA e Cina sui dazi, alle elezioni europee: solo per indicare le questioni più prossime.
Nessun patema d’animo però: come siamo soliti dire, dopo “sette anni di vacche grasse” occorre essere pronti per gestire anche gli eventuali periodi difficili.
E su questo il Direttore conclude affermando che
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