Nella seconda puntata della nostra analisi ci siamo lasciati con una domanda: che fare in uno scenario di “tassi bassi”? In questa ultima puntata sulla gestione finanziaria del 2014, ci proiettiamo verso il futuro, provando a trovare una risposta a questa (difficile) domanda.
Il Fondo pensione offre più di una risposta che può efficacemente supportare il piccolo risparmiatore in un’epoca di “tassi bassi”. Ecco perchè:
- LA DIVERSIFICAZIONE: oggi siamo più consapevoli del fatto che nessuno strumento finanziario “regala” rendimenti senza rischi. Per contenere il rischio complessivo la scelta è unica: occorre diversificare, più e meglio di prima. Un’attività che è efficace solo quando i patrimoni sono significativi. Ecco che i lavoratori, piccoli risparmiatori, riunendosi nel Fondo pensione, costituiscono una massa patrimoniale tale da poter ottenere diversificazione a fronte di costi molto bassi. Insomma, uniti e insieme si fa meglio.
- I COSTI: lo studio “Mediobanca” di cui abbiamo parlato quest’estate ha ben evidenziato come i costi dei prodotti di risparmio gestito italiani siano elevati e che solo con una gestione efficiente (quale quella dei Fondi pensione negoziali) si può trasformare uno principio importante in numeri concreti. In caso contrario, piuttosto che “consumare” i propri risparmi in gestioni inefficienti, tanto vale tenerli sotto il materasso!
- LA FISCALITÀ. È tema di attualità: la legge di stabilità ha incrementato la tassazione dei rendimenti dei Fondi pensione. Un tema che merita di essere approfondito.
Tassazione dei rendimenti: il quadro dopo la legge di stabilità
Rispetto alle proposte di novembre scorso (incremento dell’aliquota di tasszione dall’11,5% al 20%) si è arrivati ad una soluzione interessante.
Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: la tassazione al 20% non sarà applicata a tutti i rendimenti maturati dal Fondo. I rendimenti derivanti dagli investimenti in titoli di stato saranno infatti tassati al 12,5% (così come accade al l’investitore ‘privato’).
Questo significa che nei comparti come il Prudente o il Garantito TFR, dove la percentuale di titoli di stato è molto rilevante, ci si aspetta una tassazione dei rendimenti fra il 13% ed il 14%. Molto meglio di quella delle rendite finanziarie “tout court” (tassate, ricordiamolo, al 26%) e meglio anche di quella della rivalutazione del TFR “in azienda”, che la stessa legge di stabilità ha elevato al 17%… un particolare che a qualcuno sembra essere sfuggito.
C’è anche un’altra novità: ai Fondi pensione che investiranno in “economia reale” con strumenti a medio lungo termine, sarà riconosciuto un credito d’imposta. Ci pare sia una proposta, forse migliorabile, ma sensata nel principio.
Come sappiamo Solidarietà Veneto ha intrapreso già da due anni un percorso di investimento di questo tipo: alla luce di tale elemento abbiamo stimato che, continuando nel percorso già avviato, potremmo avere, nei prossimi anni nei comparti Reddito e Dinamico, una tassazione il linea con quella ante legge di stabilità.
In sintesi: una tassazione dei rendimenti che, tutto sommato, rimane inferiore a quelle di altre forme di risparmio e in linea o di poco più alta dello scenario “ex ante”.
Tassazione di contributi e prestazioni: cosa cambia adesso?
La risposta è: niente. Rimane infatti invariato l’impianto fiscale sui versamenti e sulle prestazioni del fondo pensione: il vantaggio in fase di contribuzione (deducibilità) e la tassazione ridotta finale si traducono, per chi sceglie il fondo pensione, in un extra-rendimento rispetto ad altre forme di risparmio che, in uno scenario di tassi molto bassi, assume un valore più rilevante rispetto al passato, quando le alternative di investimento presentavano tassi più interessanti.
Si aggiunga, per chi ha un reddito indicativamente compreso fra i 24.000 ed i 31.000 Euro, il fatto che versando al Fondo, si riduce il reddito complessivo potendo beneficiare della maturazione del Bonus 80 euro (complessivi 960 € l’anno).
Tirando le somme: il “pacchetto fiscale” della previdenza complementare rimane certamente accattivante.
Solidarietà Veneto: le novità del 2015
Non molti lo sanno ma i più anziani forse sì: il vecchio sistema di calcolo delle pensioni (retributivo) prevedeva, in caso di decesso, che la pensione di reversibilità venisse integrata al minimo (circa 500 € al mese). Anche con pochi anni di contribuzione si poteva quindi garantire, al coniuge e/o ai figli, un reddito dignitoso nei casi più disperati.
Il metodo di calcolo “contributivo”, che compie nel 2015 ben 20 anni (e molti ancora non ne conoscono caratteristiche ed effetti…) non presenta tale peculiarità: in caso di decesso, per il lavoratore che ha il “contributivo”, agli eredi va una pensione di reversibilità rapportata ai contributi versati. Se ne evince che se gli anni di contribuzione sono pochi, le pensioni di reversibilità sono insussistenti.
Per ovviare a tale carenza Solidarietà Veneto ha deciso di introdurre, per la pensione complementare, un meccanismo di “integrazione al minimo”: nel caso di decesso (o di invalidità permanente) sarà riconosciuto agli eredi anche il valore delle contribuzioni che il lavoratore avrebbe versato fino all’ipotetica età di pensionamento. Gli eredi potranno beneficiare di una pensione complementare completa che diventa, a nostro parere, preziosissima per chi decide di costruire un nucleo familiare.
Vi sono già dei contratti che prevedono la copertura del costo assicurativo da parte dell’azienda. Vi sono pure molti lavoratori interessati ad attivare la prestazione cosiddetta “accessoria” autonomamente dato il vantaggio (in termini di costi) che si può ottenere rivolgendosi alle compagnie assicurative in modo collettivo).
La novità sarà perfezionata nei prossimi mesi e sarà comunicata agli associati appena disponibile.