Come funziona il modello pensionistico italiano?
Il nostro sistema pubblico, come nella maggior parte dei Paesi, è a ripartizione: i contributi dei lavoratori attivi vengono immediatamente utilizzati per il pagamento delle pensioni dei lavoratori in quiescenza. Si tratta della cosiddetta solidarietà generazionale. Da questo punto di vista è interessante esaminare un dato: nel 2013, in media, per ogni 100 pensionati sono stati registrati 126 lavoratori attivi. Valore in calo rispetto all’anno precedente, dove il rapporto era 129 attivi ogni 100 pensionati.
Spesa pensionistica e PIL
La spesa pensioni rappresenta il 16,3% del PIL italiano; senza gli interventi introdotti dalla “Riforma Fornero”, il rapporto avrebbe superato il 18%, mentre le stime indicano che, nel 2060, si arriverà al 13,9%. Nell’area euro, tra il 2010 ed il 2060, è previsto un peggioramento del rapporto pari al 2%; nello stesso periodo, invece, in Italia su prevede un miglioramento dello 0,9%.
I pensionati
Complessivamente i pensionati INPS sono poco meno di 15,8 milioni, per un totale di 21 milioni di pensioni erogate (esistono casi in cui un contribuente percepisce più di un trattamento pensionistico). L’82,5% delle pensioni è riconducibile a prestazioni di tipo previdenziale (17,3 milioni), mentre il restante riguarda prestazioni assistenziali.
Nel totale dei pensionati, il 55% (8,7 milioni) è rappresentato da cittadini che percepiscono esclusivamente una pensione di vecchiaia, anzianità o anticipata.
La Gestione Privata
Considerando la sola Gestione Privata, cioè quella riguardante i lavoratori dipendenti del settore privato ed ai lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni, mezzadri e parasubordinati), il numero di pensioni previdenziali erogate è 14,4 milioni, pari all’83,5% del totale.
Nel 2013, il 75% delle uscite per prestazioni pensionistiche è riferibile a queste tipologie di lavoratori, per un totale di circa 201,4 miliardi di euro, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente.
Oltre alle uscite, in considerazione del funzionamento a ripartizione del sistema, è opportuno valutare anche le entrate, rappresentate dai contributi versati dai lavoratori attivi. Nelle entrate contributive, la distribuzione è analoga: il 73% provengono dalla Gestione Privata, con un aumento dello 0,1% su base annua. L’importo totale delle contribuzioni incassate è 153,3 miliardi, di cui 122 miliardi versati dai lavoratori dipendenti del settore privato. Nel mondo del lavoro autonomo gli artigiani e gli iscritti alla gestione separata hanno versato contributi, rispettivamente, per 7,9 e 7,4 miliardi.
L’importo delle pensioni
L’importo medio mensile di tutte le prestazioni erogate, comprensive anche di quelle supersiti e assistenziali, è pari a 1.297 euro. Nel complesso, il 43,5% dei pensionati percepisce un assegno inferiore ai 1.000 euro, il 25,8% può contare su una pensione compresa tra i 1.000 e i 1.499 euro mensili, il 15% incassa un importo tra i 1.500 e i 1.999 euro e il restante 15,7 percepisce una pensione oltre i 2.000 euro.
Nella Gestione Privata, le pensioni di anzianità (o anticipata) e vecchiaia erogate dall’INPS sono circa 9,5 milioni per un importo medio di circa 1.130 euro.
La Previdenza Complementare
Le stime INPS indicano la “giusta direzione” della previdenza complementare. Un lavoratore dipendente, nell’ipotesi formulata, destinando il 10,5% ad un fondo pensione (di cui il 3,6% composto da contribuzioni lavoratore e azienda e il 6,9% rappresentato dal Tfr) il tasso di trasformazione lordo equivalente, grazie alla rendita aggiuntiva garantita dalla previdenza complementare, potrebbe migliorare dal 14 al 19% a seconda del rendimento ottenuto.
Il Rapporto Annuale integrale è disponibile sul sito web dell’INPS.