Gli inglesi hanno un modo particolare, qui irripetibile, per dire che “gli imprevisti capitano”: al lavoro, facendo le pulizie di casa, viaggiando in macchina o attraversando la strada. Tutti lo sanno, ed ognuno dedica una parte del proprio reddito per creare una “rete di protezione” rispetto ai rischi della nostra quotidianità. Ma cosa accadrebbe se le protezioni non dovessero bastare?
Se, ad esempio, causa un incidente, non dovessimo più riuscire a lavorare?
O, nella situazione più severa: se dovessimo mancare, quale futuro toccherebbe alla nostra famiglia?
Sono quesiti che vorremmo eludere, ma forse sarebbe un atteggiamento irresponsabile. Cerchiamo dunque le riposte.
Innanzitutto, lo Stato: in caso di decesso del coniuge, il sistema “contributivo” (Legge “Dini”, 1995), prevede l’erogazione al “superstite” (e, sotto alcune condizioni, ai figli) di un assegno il cui valore dipende dai contributi previdenziali versati, senza “integrazioni al minimo”. Un diritto importante, ma limitato, e che difficilmente permette di mantenere il tenore di vita precedente all’evento, specie se il fatto capita ad un giovane, che dunque ha versato pochi contributi.
Si può vivere con un assegno di 200-300 Euro al mese? Crediamo di no.
La soluzione può essere una polizza di assicurazione, ma con quali costi? E le regole? La burocrazia (esami medici, autocertificazioni, ecc…)?
Una chiara necessità, sulla quale da tempo gli organi di Solidarietà Veneto si sono interrogati, fino a giungere ad un’importante innovazione: dal primo aprile 2018, per la prima volta nel nostro Paese, un fondo pensione contrattuale offrirà agli iscritti la possibilità di sottoscrivere volontariamente una copertura assicurativa (prestazione accessoria) “caso morte ed invalidità permanente”, finalizzata al completamento del piano previdenziale.
Lo scopo? Erogare agli eredi dei più sfortunati, somme analoghe a quelle spettanti se il fatto non fosse accaduto se, cioè, il deceduto fosse giunto al pensionamento.
Lo scopo, la protezione degli “ultimi”, è nobile, ma costa (tempo e soldi), specialmente se lo si persegue individualmente.
Ecco allora che Solidarietà Veneto offre il servizio consentendo risparmi di tempo (poca burocrazia, compilazione moduli web), costi ridotti (circa un terzo rispetto alla media di mercato) e un plus ulteriore, il vantaggio fiscale. Per il premio viene infatti utilizzata la contribuzione al Fondo pensione che, come sappiamo, è deducibile dal reddito.
Solidarietà, dunque, non solo nel nome: il Fondo territoriale, mettendo assieme capitali e persone, riesce a negoziare con la compagnia assicurativa condizioni economiche inaccessibili per il singolo cliente.
Insieme si fa molto, di più e meglio. Unendosi a Solidarietà Veneto, ogni iscritto trova riposte per il suo futuro previdenziale, prendendo parte ad un progetto sempre più ampio: il benessere collettivo del nostro territorio!
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