Poche nascite, molti anziani. In estrema sintesi sono queste le indicazioni fornite dall’Istat sulla popolazione italiana del 2015.
Non si tratta certo di una novità, ma l’analisi dei dati continua a colpire, soprattutto in prospettiva. Vediamo i principali trend evidenziati dall’Istituto di statistica.
Popolazione e nascite
Al 1° gennaio 2016 sono circa 60,7 milioni i residenti in Italia, con una riduzione di 139 mila sull’anno precedente.
Il peso delle nuove generazioni è fra i più bassi d’Europa: meno del 25% della popolazione italiana ha un’età compresa tra 0 e 24 anni, una quota che si è pressoché dimezzata fra il 1926 e il 2016.
Gli over64 sono 161,1 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Con questo dato, il nostro Paese è tra i più invecchiati al mondo, insieme a Giappone (indice di vecchiaia pari a 204,9 nel 2015) e Germania (159,9 nel 2015).
Lo scorso anno si è anche toccato un nuovo minimo storico per le nascite: nel 2015 sono state 488 mila, 15 mila in meno rispetto al 2014.
Le prospettive di vita
Si diventa anziani sempre più tardi; è questo il primo, evidente, effetto del processo in atto.
I 73enni e le 75enni di oggi hanno la stessa speranza di vita di un 65enne del 1952 (rispettivamente 12,8 anni per gli uomini e 14,1 anni per le donne).
Nel 2015 la vita media alla nascita stimata è di 80,1 anni per gli uomini (80,3 nel 2014) e di 84,7 per le donne (85,0 nel 2014). Nonostante questa contrazione, la popolazione italiana re tra le più longeve.
Per i maschi, solo in altri quattro paesi europei alla nascita si vive in media 80 anni e più: Cipro (80,9), Spagna e Svezia (80,4) e Paesi Bassi (80,0); per le femmine si arriva mediamente a 85 anni e più solo in Spagna (86,2) e Francia (86,0).
In Italia, al 1° gennaio 2015, il numero di persone con 100 anni e più è pari a 19.095, l’83,8% sono donne. Tra i centenari, i il 4,6% ha 105 anni e più
I cambiamenti demografici hanno, in poco tempo, radicalmente modificato le caratteristiche della nostra società, basta osservare come è cambiata la “piramide delle età” nell’immagine precedente.
In un paese che, come il nostro, vede aumentare sempre di più il periodo della quarta (75-90 anni) e quinta età (oltre 90 anni), pianificare il futuro non è solo uno slogan, ma una priorità.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE
SCENDE L’ASPETTATIVA DI VITA DEGLI ITALIANI
UE: RIFORME PER FORNIRE PRESTAZIONI PENSIONISTICHE ADEGUATE
CANTIERE PREVIDENZA: SI PUNTA ANCHE ALLA “COMPLEMENTARE”
ISTAT: IN ITALIA ANCORA FORTE ASIMMETRIA TRA UOMINI E DONNE
ISTAT: L’ITALIA CONTINUA AD INVECCHIARE
GLI ITALIANI TEMONO IL RISCHIO NON AUTOSUFFICIENZA
PENSIONE: SONO PESSIMISTA, MA NON SO PERCHÉ
ISTAT: A RISCHIO IL RICAMBIO GENERAZIONALE
FLESSIBILITÀ IN USCITA, DAMIANO: SE NON ORA, QUANDO?