Dodici mesi fa raccontavamo della sorprendente stabilità del 2017…
Oggi, all’opposto, osserviamo stupiti l’altrettanto eccezionale volatilità del 2018 (forse con un po’ di nostalgia per l’anno passato).
La spiegazione?
Sta forse terminando uno dei più lunghi periodi di forte, seppur molto disomogenea, crescita economica: la propulsione che ha alimentato il “ciclo”, ossia le politiche espansive delle Banche Centrali (FED e BCE in primis), sembra agli sgoccioli e ciò determina una notevole incertezza per il futuro.
Il peggioramento del sentiment è stato più evidente nella seconda metà dell’anno e sta avendo effetto su tutte le asset class, persino sui classici beni rifugio come l’oro.
Così, commentando i principali indicatori economici – recentemente aggiornati – appare con crescente insistenza un termine: recessione.
L’attenzione va agli Stati Uniti, da sempre anticipatori del ciclo: cosa accadrà, infatti, se l’economia USA dovesse rallentare?
Valentina Scarpa, gestore UNIPOL per i “mandati istituzionali”, conferma che
“Al momento nessuna altra Area sembra in grado di sostituirsi agli USA quale locomotiva per la crescita globale”. Il cambio di scenario, dopo anni di crescita, appare quasi fisiologico, ci si chiede però quanto violenta possa essere la correzione. “Lo scenario più probabile per i prossimi mesi sia quello di un cosiddetto “soft landing”, vale a dire un rallentamento, ma non una recessione. Il contesto economico globale permane complessivamente favorevole.”
La view di Unipol trova fondamento nella stabilizzazione dello scenario USA:
La stessa ripresa dei mercati USA registrata a novembre trova supporto nel preannunciato stop nel progressivo rialzo dei tassi USA e nella tregua di 90 giorni sul fronte commerciale con la Cina.
È invece l’Area Euro a confermarsi quale “zona calda”:
“l’incertezza politica riguarda principalmente il nostro Paese e la dialettica in atto con l’Unione Europea sulla legge di bilancio. Ma anche il tema Brexit è entrato nel vivo. Sul fronte politico italiano la posizione più accomodante dell’esecutivo sul tema del rapporto deficit/PIL contenuto nella legge di bilancio, al fine di evitare la procedura di infrazione da parte della UE, ha portato a un restringimento dello spread nelle ultime settimane.“
Insomma, pare proprio che novembre sarà ricordato come mese positivo (anche per i Comparti di Solidarietà Veneto), ma nel mezzo di uno periodo un po’ cupo, soprattutto come prospettive.
Vediamo ora come i comparti di Solidarietà Veneto hanno reagito nel mese di novembre:
Dinamico
Novembre chiude positivamente (+0,26%), consentendo alla performance annuale di restare aggrappata alla soglia di parità (-0,19% netto; benchmark: + 0,58%): un risultato che conferma il comparto dedicato ai più giovani fra i migliori nella sua categoria, in questo complesso 2018. Se, peraltro, i mercati azionari continuassero a scontare l’ipotizzato scenario recessivo, ci sarà da attendersi, per il Dinamico, qualche segno “-”. Un boccone amaro, peraltro facilmente digeribile alla luce dello sfavillante +82% netto, accumulato negli ultimi 10 anni.
Reddito
Il positivo risultato di novembre (+0,24%) deriva dalla ripresa dei mercati azionari, ma anche dalle buone performance dell’obbligazionario e, più nello specifico, dei titoli di stato Italiani, in recupero grazie al parziale restringimento dello spread Btp- Bund. Così anche il Reddito, grazie alla sua forte diversificazione, riesce a chiudere i primi undici mesi di quest’anno così sfidante, alla soglia della parità e, con lo -0,07% netto da inizio anno (benchmark +0,34%), si conferma fra i più solidi prodotti disponibili nel medesimo segmento. Se poi i mercati dovessero subire, nei prossimi mesi, le aspettative negative sull’economia, siamo certi che l’assetto difensivo del Reddito, saprà proteggere efficacemente l’abbondante rendimento (+40% netto) accumulato negli ultimi 10 anni.
Prudente
Cresce anche a novembre (+0,41% netto) il valore quota del Comparto a vocazione “socialmente responsabile”; centrale, in tal senso, la minore sensibilità del comparto alle volatilità dei mercati azionari ed il parallelo rialzo dei titoli di Stato, specialmente quelli italiani (riduzione dello spread). La performance maturata da inizio anno (+0,48% netto; benchmark +0.82%) è, sorprendentemente, una delle migliori (in assoluto) per la previdenza complementare del nostro paese nel 2018. Un risultato per nulla scontato, dato anche il periodo di notevole volatilità, e che lascia ben sperare (in termini di protezione del rendimento accumulato) anche se gli senari finanziari dovessero deteriorarsi.
Garantito Tfr
Continua il recupero del valore quota rispetto ai minimi di maggio-giugno. La parziale riduzione dello spread registrata nel mese, ha infatti prodotto un rialzo del valore dei titoli di stato italiani, che ha determinato la positiva performance di novembre (+0,47%). Come sappiamo, il Comparto è dotato di “garanzia assicurativa” ed offre a chi giunge al prelievo finale, la restituzione del capitale versato e di un rendimento minimo almeno pari alla rivalutazione netta del TFR. Tale garanzia resta il punto di forza del comparto: nel turbolento 2018, con il valore quota fermo a -1,53% da inizio anno (benchmark -0,46%), i pensionandi potranno contare su un rendimento minimo garantito pari a +1,82% (rivalutazione netta del TFR nel 2018).
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