Rispetto al mondo giovanile, dalla lettura del Rapporto emergono due aspetti rilevanti:
- oltre 6 giovani su 10 vivono ancora con i genitori
- il tasso di occupazione tra gli under35 rimane ancora basso
Guardandoci indietro, le “famose” definizioni “bamboccioni” (coniata dall’allora Ministro Padoa Schioppa) e “choosy”, cioè schizzinosi, (utilizzata da Elsa Fornero) sembrano ancora attuali.
Ma è, forse, una lettura superficiale. Per comprendere la reale situazione, esaminiamo più approfonditamente i dati pubblicati dall’Istituto di statistica.
I giovani: l’evoluzione della vita
Il 62,5% dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vive ancora con i genitori, con una forte differenza tra donne (56,9%) e uomini (68%), mentre la media europea si attesta al 48,1%.
Se ci concentriamo sui più giovani, le percentuali sono ancora maggiori: nel 2015 vive con la famiglia il 70,1% dei ragazzi di 25-29 anni e il 54,7% delle coetanee. Guardando al passato, vent’anni fa le percentuali erano molto inferiori: rispettivamente del 62,8% e del 39,8%.
I motivi di questa situazione, dice l’Istat, trovano spiegazione in molteplici fattori:
- l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi,
- le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà,
- gli ostacoli a trovare un’abitazione.
Quali effetti hanno determinato sulla nostra società? Sostanzialmente uno spostamento in avanti delle principali tappe della vita.
Ad esempio, nel 2014 l’età media al primo matrimonio è arrivata a 34,3 anni per gli sposi e a 31,3 per le spose. Particolarmente significativo è il caso delle donne: raggiunti 30 anni d’età, oltre 2,7 milioni (più dei due terzi) non hanno ancora lasciato la famiglia di origine.
I giovani e il lavoro
Il tasso di occupazione dei giovani di 15-34 anni rimane particolarmente basso, al 39,2% contro il 50,3% del 2008. Inoltre, l’ingresso del mondo del lavoro avviene sempre più spesso con lavori a termine.
Sempre parlando di lavoro, le rilevazioni Istat dimostrano che, spesso, il titolo di studio non basta; il tasso di occupazione di un laureato di 30-34 anni è passato dal 79,5% del 2005 all’attuale 73,7%. Tra i giovani, poi, il tasso dei sovraistruiti (cioè di coloro in possesso di un titolo di studio superiore rispetto al loro lavoro) è triplo rispetto a quello degli adulti.
L’Istat evidenzia infatti anche alcuni segnali positivi. Nel periodo che va dal quarto trimestre 2014 al quarto 2015 tra i giovani di 15-34 anni aumentano sia le transizioni da lavoro atipico a lavoro standard (17,7% da 14,5% registrato fra quarto trimestre 2013 e quarto 2014) sia la quota di non occupati che trovano un lavoro standard (da 23,5% del periodo 2013-2014 al 25,5% del 2014- 2015).
Rimane ancora molto elevata, però, la quota dei nuovi occupati con lavoro atipico (60,7%).
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