Nell’indagine conoscitiva sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne, svolta dall’Istat e presentata l’8 ottobre scorso in un’audizione alla Commissione Lavoro della Camera, evidenzia che nel nostro paese esiste ancora un forte “gender gap” tra uomini e donne, anche in ambito previdenziale.
Le donne uscite dal mondo del lavoro rappresentano la maggioranza dei pensionati. Nonostante questo, però, la quota di spesa pensionistica complessivamente destinata al genere femminile raggiunge solo il 44% del totale erogato. Appare quindi evidente che, in media, le donne percepiscono pensioni inferiori rispetto a quelle erogate agli uomini.
Nel 2014, infatti, più del 50% delle donne ha percepito una pensione mensile inferiore ai mille euro, mentre tra gli uomini la percentuale scende al 30%.
Dal punto di vista della situazione familiare, le percettrici di pensione di vecchiaia in due terzi dei casi vivono sole (36%) o in coppia senza figli (35%). Anche qui le differenze sono marcate; tra gli uomini, invece, gli anziani soli sono meno della metà rispetto alle donne (16%), mentre quelli in coppia senza figli raggiungono il 51%.
Sempre sul lato previdenziale, l’Istat ha rilevato che 17 donne su 100 non ricevono alcuna forma di pensione, mentre tra gli uomini solo 4 su 100 anziani ne sono sprovvisti.
Le differenze tra uomini e donne in ambito pensionistico, sono il riflesso delle disparità che si rilevano durante la carriera lavorativa. Tra gli occupati di età compresa tra i 16 e i 64 anni solo il 61,% delle donne ha avuto un percorso interamente standard con il relativo versamento dei contributi previdenziali, contro il 69% degli uomini. Quali i motivi?
Innanzi tutto, le donne si trovano ad avere più interruzioni lavorative per motivi familiari. In media, poi, i percorsi lavorativi delle donne sono più spesso caratterizzati da lavori atipici. Inoltre, dagli anni ’90 si è registrato un progressivo aumento del part-time femminile, da cui conseguono retribuzioni medie sempre più basse.
Per colmare i differenziali di genere nelle pensioni, conclude l’Istat, occorre superare le disuguaglianze uomo – donna prima di tutto nel mercato del lavoro, nell’organizzazione dei tempi di vita, e rendendo disponibile una rete adeguata di servizi sociali per l’infanzia.
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