Le dinamiche dei mercati si sono poi riverberate sull’attività legislativa dei governi, compreso quello italiano, che hanno un po’ per volta realizzato una serie di interventi sulla normativa fiscale finalizzati a rafforzare gli equilibri di bilancio pubblico. Una “tenaglia” nel mezzo della quale il lavoratore cerca di allocare al meglio i propri risparmi (specie se contenuti) e, con analoga oculatezza, di scegliere le fonti da cui prelevare le risorse finalizzate ad eventuali spese programmate o resesi necessarie. Qualche esempio per calarci nella pratica…
Immaginiamo un lavoratore che si trova di fronte alla necessità di una importante spesa sanitaria. Che fare?
Spesso, per abitudine, l’iscritto ad un Fondo pensione equipara la richiesta di anticipazione al Fondo Pensione al vecchio “anticipo del TFR”. Ma “consumare” la futura pensione è davvero la “prima scelta” per la copertura delle spese sanitarie?
Perché non valutare invece i “Fondi sanitari” che oramai molti contratti di lavoro prevedono e che hanno come scopo specifico proprio quello di intervenire a fronte di esigenze sanitarie?
E se invece necessitassimo di 5.000 Euro per “completare” l’acquisto dell’auto? È proprio l’anticipo “30% per ulteriori esigenze” la strada maestra? Vi sono alternative migliori?
Pensiamoci su: l’iscritto al Fondo Pensione beneficia di risparmi fiscali (tassazione ridotta sulla liquidazione della pensione) che altre forme di risparmio non hanno.
Non solo… Proviamo ad allargare il ragionamento ai vantaggi finanziari: i mercati, abbiamo detto, offrono negli ultimi anni tassi molto bassi, a meno che non si vada ad investire in strumenti più rischiosi e/o caratterizzati da vincoli e scadenze molto lunghe.
Qualche esempio: il BOT a un anno rende oggi (netto) poco più dell’1%! Sulla scadenza dei due anni ci sono in circolazione obbligazioni di banche senza rating che rendono meno del 2% netto. Se invece vogliamo un investimento più sicuro, ad esempio un titolo di stato tedesco, neppure arrivando ad una scadenza di 10 anni riusciamo ad ottenere un “magro” 2% netto.
Vale la pena di comprare l’auto “consumando la futura pensione” e rinunciando inoltre al risparmio fiscale ed ai rendimenti più alti? Analogo ragionamento può valere, rafforzato, nel caso delle richieste di anticipo per “prima casa”. L’opzione anticipo, insomma, è una buona “valvola di sicurezza”, che però varrebbe la pena di utilizzare una volta verificata la presenza di alternative più efficienti.
In questo approfondimento ci concentriamo proprio questi aspetti, andando ad aggiungere qualche elemento all’analisi costi – benefici, che è opportuno effettuare prima di avviare la pratica di anticipazione.
Il ragionamento, infine, va visto anche dal lato investimento, non solo dal lato spesa. In tal senso è forse utile aggiungere un altro elemento, una grossa novità di queste ultime settimane: la riduzione della detrazione sulle “polizze vita”. Molti risparmiatori italiani fino ad oggi effettuavano ancora il versamento dei famosi 1.291,14 € (i vecchi 2.500.000 di lire) beneficiando della detrazione d’imposta del 19%. Un ausilio che rendeva “convenienti” anche prodotti assicurativi talvolta piuttosto costosi e comunque caratterizzati da vincoli di permanenza.
Perché allora non valutare, per questa quota di risparmio di “lungo periodo” proprio il Fondo pensione negoziale, ancora pienamente supportato dai vantaggi fiscali (e caratterizzato da costi decisamente più contenuti)? Una tematica che approfondiremo a breve… tenetevi pronti!