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Giovani & Pensione: tra cultura e partecipazione

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L’ultima iniziativa, in ordine cronologico, è stata la Tavola Rotonda tenutasi a Vicenza, presso il Centro Congressi di Confartigianato Vicenza, alla presenza di Antonio Finocchiaro (Presidente Covip), Agostino Bonomo (Presidente Confartigianato Vicenza), Alberto Brambilla (Coordinatore di Itinerari Previdenziali), Agar Brugiavini (Pro Rettore alla Didattica Università Ca’ Foscari), Raffaele Bruni (Esperto di previdenza complementare) e Paolo Vivian (Vicepresidente Giovani Imprenditori Veneto).

Più anziani nel mercato del lavoro dopo la Riforma Fornero, disoccupazione giovanile in forte aumento, crescita dei salari ridotta, precarietà che colpisce soprattutto donne e giovani… …È opportuno parlare ai giovani delle pensioni?

«La risposta è sì – dichiara Antonio Finocchiaro – si tratta di un’attività indispensabile per permettere loro di progettare il futuro. Un futuro di cui devono conoscere tutte le condizioni».

Il quadro nel quale oggi ci muoviamo, evidenzia degli aspetti critici, ma questo non implica che non si debbano promuovere iniziative volte ad aumentare la consapevolezza di tutti e, in particolar modo dei giovani. «Oggi – sostiene il Dott. Brambilla – è necessario fornire un’informazione vera e onesta sul quadro pensionistico degli italiani. Sentir dire dai giovani “non prenderò mai la pensione” è un segnale di quanto manchi una conoscenza complessiva anche del quadro normativo».

Nel nostro Paese poco più del 30% dei lavoratori attivi ha avviato un percorso di previdenza integrativa. Secondo alcuni dati presentati nel corso del dibattito, nonostante la congiuntura economica attuale, l’Italia si presenta ancora come un Paese dove sono ancora molto forti e radicati il concetto e la ricerca del “risparmio”. Perché allora questo “risparmio” non viene, in parte destinato ai fondi pensione che racchiudono elementi di indubbia convenienza (ad esempio quella fiscale)? La risposta è affidata a Raffaele Bruni: «Oggi i fondi pensione sono un bene che non si conosce ancora totalmente. Manca la percezione; in sostanza, c’è un deficit di cultura previdenziale.»

Se una mancanza di “cultura previdenziale”, come è emerso dalla discussione, è all’origine della scarsa adesione ai fondi pensione cosa fare? Da dove partire? «La famiglia è centrale in questo percorso – spiega Alberto Brambilla – Affrontare il tema nel nucleo familiare, magari regalando l’adesione al fondo pensione ad un figlio che ancora studia, vale più di mille parole».

«Un ruolo altrettanto strategico è affidato alle scuole – prosegue Bruni – che sono i soggetti della mediazione culturale. Le Istituzioni, senza indugio, possono fare uno sforzo di formazione anche ai formatori, cioè gli insegnanti». Anche le Associazioni di rappresentanza, dichiarano Paolo Vivian e Agostino Bonomo, nelle loro strutture dedicate e nei percorsi di orientamento, confermano la volontà contribuire, in prima linea, a sensibilizzare il mondo del lavoro sui temi sin qui affrontati.

«Occorre però – sottolinea il Presidente Finocchiaro – che tra i soggetti e le iniziative che verranno messe in campo, vi sia un forte coordinamento, così come ha previsto la stessa Riforma Fornero. Nell’ambito delle disposizioni di tale Riforma, auspichiamo che, come dichiarato dal Presidente Inps Mastrapasqua, venga resa operativa, in tempi brevi, la cosiddetta busta arancione: riteniamo possa essere un sostegno essenziale ai percorsi di crescita culturale immaginati in questa sede.»

Vi è, però, il rischio che il tema “cultura previdenziale” ne offuschi uno più generale e, altrettanto importante: «Nella previdenza dobbiamo muoverci – spiega la Prof.ssa Brugiavini – verso il modello della responsabilità anche a livello individuale. Si passa, nella pensione, da una cultura di soli diritti a quella del “fare”».

Il welfare del futuro, è l’opinione condivisa dai relatori, è fatto prima di tutto di partecipazione attiva del singolo che, tutelando il proprio futuro, contribuisce anche al bene di tutta la collettività.

«Di fronte alle condizioni economiche e previdenziali attuali, – conclude il Dott. Brambilla – è un dovere “risarcire” i giovani. Impegnamoci, tutti, a costruire un percorso concreto che permetta loro di vivere un domani migliore»

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