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Cresce il risparmio, ma non si investe

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Il risparmio delle famiglie italiane aumenta, ma resta liquido. L’incertezza dei mercati e i tassi a zero inducono gli italiani a rimanere conservativi.

«In un contesto post-crisi, in cui le alternative di risparmio tradizionali, come Bot e gestioni separate, hanno perso molto del loro appeal a causa di tassi vicino alla zero, una pianificazione finanziaria corretta diventa fondamentale».

Inizia così, il Rapporto “Un Neo-Welfare per la famiglia: Cooperare per una gestione consapevole del risparmio” redatto da Ermenia, per conto del Gruppo Assimoco, e presentato alla Camera dei Deputati il 25 maggio scorso.

I dati sulla situazione, media, delle famiglie sono sostanzialmente positivi: dopo la crisi, sembra essere in corso, una fase di stabilizzazione della di vita quotidiana.

A testimonianza di ciò, la sensazione, registrata tra gli intervistati, che redditi, consumi, risparmi, investimenti e indebitamento saranno tutti in netto miglioramento, rispetto alla situazione odierna.

Ma c’è un sentimento che “comanda” le scelte di risparmio: l’incertezza.

Attesa ed esplorazione


Il Rapporto commissionato da Assimoco, conferma una tendenza già registrata nei mesi scorsi: i capifamiglia che dichiarano di aver risparmiato nell’ultimo anno salgono dal 35,2% del 2014 al 42,2% del 2016.

Ma dove è indirizzato il risparmio? Per il 2016, stanno prevalendo due atteggiamenti: l’attesa e l’esplorazione degli “investimenti”.

Di fronte alle incertezze, la grande tentazione è quella di restare “liquidi”; due terzi dei capifamiglia italiani dichiara di conservare il denaro in casa o in cassette di sicurezza.

Le principali motivazioni di questa tendenza sono:

  1. 78,4% dei capifamiglia ammette che non è facile scegliere tra impieghi finanziari ottimali tra quelli disponibili;
  2. 81,4% sottolinea come le sicurezze e i rendimenti cui si era abituati in passato non sono più validi oggi;
  3. 84,8% ha registrato decisamente in negativo le vicende di alcune banche regionali italiane.

Contemporaneamente, emerge la necessità di esplorare modalità alternative di investimento «poiché non si può rimanere prigionieri dei Titoli di Stato a rendimento nullo e non si può nemmeno restare “liquidi” all’infinito» si legge nel Rapporto.

Si tratta di un’esplorazione attiva, che, nelle dichiarazioni degli italiani, sembra aver già individuato qualche obiettivo:

  • il 55,4% dei capifamiglia vorrebbe comprare ancora case e/o beni immobili per sé o per i propri figli;
  • il 47,9% risulta più disponibile ad investire parte dei risparmi in polizze assicurative che coprano i grandi rischi a cui è esposta la famiglia;
  • il 59,0% vorrebbe poter investire nelle medie imprese italiane maggiormente dinamiche che oggi hanno bisogno di capitali per fare investimenti e per innovarsi;
  • il 61,0% è alla ricerca di gestori professionali preparati che riescano a dare buoni consigli, con riferimento alla specifica situazione familiare.

 

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