Quattro opzioni
Le facoltà di destinazione del TFR sono fondamentalmente quattro. Vediamole in sintesi.
Non scelta
Se entro sei mesi dall’assunzione non hai effettuato alcuna scelta rispetto al TFR, il datore di lavoro lo verserà ad uno dei fondi pensione contrattuali (nazionale, regionale, aziendale) previsti dalla contrattazione o, in mancanza, a FondINPS.
Risparmio previdenziale
È possibile scegliere liberamente il fondo pensione a cui versare il TFR: se scegli uno dei fondi contrattuali, oltre al trattamento di fine rapporto, hai la facoltà (non l’obbligo) di versare anche una quota di contribuzione individuale (prevista dal contratto di lavoro), che ti darà diritto ad un ulteriore versamento da parte dell’Azienda (se non eserciti questa facoltà, rinunci al contributo dell’azienda).
Le contribuzioni volontarie (lavoratore ed azienda) sono interamente deducibili dal reddito, entro la soglia annua di 5.164,57 euro, con un corposo risparmio fiscale: 23%, 27%, 38%, a seconda del tuo reddito.
Accantonamento in azienda
Puoi decidere di accantonare il TFR presso l’azienda dove sei occupato. Nel caso quest’ultima abbia meno di 50 dipendenti, il TFR rimarrà effettivamente “in azienda”; nell’ipotesi di un numero di dipendenti pari o superiore a 50, il TFR verrà destinato Fondo di Tesoreria dell’INPS (NB: non fa cumulo con i contributi pensionistici).
Busta paga
L’opzione più recente, introdotta dal precedente Governo, è quella che ti consente di ricevere il TFR in busta paga mensilmente. Tale scelta diventa irrevocabile dalla data di attivazione fino al 30 giugno 2018. La facoltà è disponibile anche per chi avesse già effettuato la scelta riguardante il TFR, sia nel caso di destinazione a un fondo pensione sia di conservazione “in Azienda”.
Si tratta di una scelta non molto diffusa, e che è opportuno valutare attentamente, anche per l’impatto della maggiore tassazione applicata rispetto alle altre opzioni.
Cosa cambia tra le varie possibilità?
Le implicazioni sono molteplici, specialmente sul proprio futuro previdenziale, ed è importante che ogni lavoratore possa approfondirle a seconda della situazione personale.
Dal punto di vista quantitativo, la differenza più rilevante riguarda la tassazione. Il maggiore vantaggio fiscale si ottiene scegliendo di destinazione il TFR al fondo pensione, mentre la decisione “tutto e subito” in busta paga risulta quella più penalizzante.
Per questo, prima di scegliere, occorre dedicare del tempo a stimare gli impatti fiscali e previdenziali, nel medio e lungo periodo, delle 4 possibilità.
Risparmio previdenziale: 6 miliardi nel 2016.
Sempre la Commissione di Vigilanza ha diffuso i dati relativi al flusso complessivo di TFR generato nel sistema produttivo nel 2016:si tratta di 25 miliardi di Euro, di cui 5,7 destinati ai fondi pensione, una cifra in costante crescita negli ultimi anni.
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