Un futuro a tinte fosche per i giovani italiani; è quello che emerge dai risultati della ricerca “L’eccellenza sostenibile nel nuovo welfare. Modelli di risposta top standard ai bisogni delle persone non autosufficienti” presentata a Padova, lo scorso febbraio.
Oggi, il 40% dei lavoratori dipendenti di età compresa tra i 25 e 34 anni ha una retribuzione netta media mensile che non supera i mille euro. E in molti si troveranno ad avere dalla pensione un reddito più basso di quello che avevano a inizio carriera.
Il Censis stima che il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi, avrà una pensione inferiore a mille euro, pur considerando avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti.
E la previsione riguarda i più “fortunati”, cioè quei 3,4 milioni di giovani ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard.
La situazione, infatti, non sarà migliore per gli 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e per gli oltre 2 milioni di “Neet”, cioè ragazzi che non studiano né lavorano.
Sistema contributivo e giovani: gli scenari
Il Censis ha analizzato anche le aspettative dei “millennials” (i giovani di 18-34 anni); il 53% pensa che la loro pensione arriverà al massimo al 50% del reddito da lavoro.
Con il sistema contributivo, come evidenziato anche dalle stime rilasciate dall’Inps nell’ambito dell’iniziativa “La mia pensione”, l’unica soluzione per avere una pensione migliore è lavorare fino ad età avanzata (come spiegato nel nostro articolo sul contributivo). Ma il mercato del lavoro lo consentirà?
L’occupazione dei giovani è crollata. In dieci anni, scrive il Censis, ci sono stati 1,8 milioni di giovani occupati in meno: – 10,7%.
Siamo passati, infatti, dal 69,8% di giovani tra i 25 e i 34 anni occupati del 2004, pari a 6 milioni, al 59,1% del 2014 (primi tre trimestri), pari a 4,2 milioni.
Sempre parlando di sistema contributivo: la pensione dipende dalla somma dei contributi versati durante la vita lavorativa. Maggiori saranno i contributi, maggiore sarà la pensione
In questo senso, com’è la situazione per i giovani italiani?
Anche in questo caso, non positiva. Il 61% dei millennials ha avuto finora una contribuzione pensionistica intermittente, perché sono rimasti spesso senza lavoro o perché hanno lavorato in nero. Pochi contributi versati, quindi, che si ripercuoteranno sulla pensione futura.
Scenario complesso: esistono soluzioni?
Se la situazione continua secondo queste dinamiche, ha concluso il Censis nel suo rapporto, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani.
Molti genitori, di fronte a questa situazione, si staranno chiedendo:
esistono delle “contromisure” per migliorare il destino previdenziale dei giovani?
La risposta è sì, e costa meno di un caffè.
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