L’avevamo sentito poco più di un mese fa, in occasione del 30º anniversario del Fondo; volevamo ricostruire assieme a lui gli episodi più rilevanti del periodo in cui fu (…anzi, dovremmo dire… “è stato”… perché il “passato remoto” non lo amava molto!) Presidente di Solidarietà Veneto.
Si trovò, neoeletto in rappresentanza dei datori di lavoro, a gestire – affiancato a Vanna Giantin in rappresentanza dei lavoratori – una situazione particolarissima, con la crisi finanziaria susseguente al fallimento della Lehman Brothers. Non si tirò indietro quando, proprio a seguito di quei fatti, decidemmo di andare in giro per il territorio della regione che tanto amava, a parlare di risparmio e di previdenza complementare. Spiegando che la crisi sarebbe passata e che ci saremmo ripresi. Per lui erano argomenti nuovi, ma non ci mise molto a praticarli con una certa dimestichezza. Sempre alla sua iniziativa si può ricondurre l’avvio del progetto dedicato agli “investimenti diretti” (2009): una scelta innovativa, che puntava alla diversificazione guardando ancora una volta al territorio e alle piccole e medie imprese, realtà che naturalmente conosceva da vicino.
Ci sarebbe piaciuto festeggiare anche con lui il 30°, ma la malattia con la quale combatteva da tempo, gli impedì di essere presente: speriamo gli sia arrivato l’applauso dei 500 ospiti, quando l’attuale Presidente Lorenzon ha portato i suoi saluti alla platea.
In quelle telefonate di gennaio ci colpì il suo spirito critico e la sua capacità di osservazione: intatte, nonostante la malattia. La sua voce, un po’ più sottile rispetto al passato, era ancora pungente (…magari commentando i fatti della politica), ironica (discorrendo di prosecco e di “Sinistra Piave”), oppure commossa e grata verso i medici e gli infermieri che lo stavano accompagnando lungo il suo faticoso percorso.
L’ultima volta che ci siamo sentiti, ai primi di febbraio, dopo averci fatto i complimenti per il successo del 30°, ci disse: “ragazzi, il problema è la demografia: fate qualcosa per i giovani! Dobbiamo tutti fare qualcosa. L’Italia è un Paese vecchio e se non si pensa ai giovani non si ha futuro”. Quale messaggio più bello potevi lasciarci Caro Presidente?
Iscritti, dipendenti, amministratori, amici… Ti salutiamo tutti con tanta tristezza, ringraziandoti per quanto hai fatto.
Buon viaggio Bepi, Grazie Presidente!