«Finalmente le buste arancioni arriveranno a casa degli italiani».
È così che, il 17 marzo scorso, il Presidente Inps Tito Boeri ha confermato l’invio della lettera più annunciata di ogni epoca.
Dalla metà di aprile, 7 milioni di lavoratori cominceranno a ricevere la simulazione della pensione futura.
Quale sarà la reazione di chi riceverà la busta?
La risposta arriva dallo stesso Boeri, durante un’intervista rilasciata nei giorni scorsi al Corriere della Sera: «Molte persone avranno sorprese negative. In base ai nostri campioni, circa il 60%».
Di fronte a reazioni negative era meglio non dire nulla? Il Presidente Inps è chiaro: «penso che avere questa informazione sia molto importante perché consente di pianificare il futuro».
«Non credo che gli effetti siano così negativi – ha proseguito – ciò che deprime i consumi è l’incertezza. Invece noi qui stiamo dando più informazioni».
La situazione, bloccata dallo scorso dicembre, ha subito un’accelerazione, grazie alla collaborazione tra l’Istituto di Previdenza e l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), che aggiunge al milione che già investe l’Inps, altri 2,5 milioni di euro per il 2016-2017.
Grazie a questa partnership, il progetto “La mia pensione” raggiungerà anche i lavoratori non digitalizzati (ancora una fetta piuttosto consistente del nostro Paese). Attualmente, infatti, sono 18,5 milioni i Pin Inps attivi, mentre i contribuenti sprovvisti dell’accesso digitale sono 12 milioni.
La busta arancione sarà quindi anche un invito ai lavoratori “non digitalizzati” (il 42% under 40 e 34% fra i 40 e i 50 anni, secondo i dati Inps) a munirsi di “Spid” (il Sistema unico di identità digitale), è cioè il pin unico per accedere ai servizi on line della Pubblica amministrazione.
Aprile è alle porte, non ci resta che controllare nella buca delle lettere e iniziare a pianificare il futuro previdenziale.
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