Le obbligazioni: una cedola sempre più “sottile”
Il “debito”: dati alla mano l’investimento prevalente per i fondi pensione negoziali. Cominciamo da qui la nostra analisi sul 2013, chiedendoci se tale asset conviene ancora e in quale misura, oppure se è preferibile l’equity (cioè il “capitale di rischio”, ovvero le azioni).
Innanzitutto…. Non tutte le obbligazioni sono uguali: nel 2013, nei paesi “core” (Germania in primis), si è cominciata a sentire un po’ di pressione sul fronte tassi. I prezzi di questi titoli (come pure di quelli rappresentativi del debito USA, non presenti nel portafoglio del Fondo) negli anni precedenti erano saliti molto per effetto della cosiddetta “selezione verso la qualità”: una dinamica che si è interrotta. Quali le giustificazioni? Da un lato sono state invocate le aspettative per una ripresa che sembra alle “porte”, dall’altro i rischi inflazionistici. Indubbiamente, un certo rilievo può essere attribuito alle dichiarazioni di “mezza estate” di Ben Bernanke, presidente della Fed (la banca centrale USA). Ne è prova il fatto che, nel 2013, abbiamo imparato un nuovo vocabolo finanziario. Basta “Pigs” e “spread”, è l’ora del “tapering”, ossia il graduale rallentamento della politica eccezionalmente espansiva adottata dalla stessa Fed negli ultimi anni. In pratica, la prospettiva di riduzione della liquidità a disposizione della finanza ha avviato un processo di allontanamento dagli asset che, precedentemente, erano stati sovra-alimentati da tali risorse.
Fenomeni diversi (ma collegati a quello appena descritto) hanno guidato le performance positive dei “mediterraneo – bond” (ci permettiamo di coniare anche noi un neologismo!), ossia, su tutti, Italia e Spagna. La percezione di una situazione politica migliore e le quotazioni compresse, (dopo un biennio non proprio “glorioso”), sono state fra i presupposti utili ad attrarre una liquidità sempre più alla faticosa ricerca di valore. Con il risultato che, ormai, più di qualche gestore ritiene “fair”, ovvero coerente, il prezzo dei titoli spagnoli ed italiani e che dunque anche questi asset non abbiano più molto da offrire in termini di futuro apprezzamento.
Anche i cosiddetti “corporate” (obbligazioni private, specialmente quelle ad alto rendimento – “high yield”) hanno ottenuto performance positive: ancora una volta la liquidità punta ad asset tendenzialmente più rischiosi pur di incontrare rendimenti appetibili. Ci si chiede, per il futuro prossimo, fino a quale limite?
Relativamente a Solidarietà Veneto, osserviamo che la componente obbligazionaria è “prevalente” nei comparti Garantito TFR e Prudente. Il Garantito TFR ha chiuso con una performance lievemente positiva, ma inferiore alla rivalutazione del TFR: certamente per taluni iscritti si attiverà quindi l’integrazione di rendimento. Di particolare interesse le dinamiche caratterizzanti la gestione del comparto (si veda l’approfondimento di pagina 3). Migliore, ed in linea con le aspettative, il risultato del Prudente che, a fronte di un rendimento dell’asset obbligazionario moderatamente positivo (anche qui premia la, seppur limitata, quota di investimento nei “periferici”) raggiunge i suoi target grazie alla performance della parte azionaria “socialmente responsabile” (10% del portafoglio).
Le azioni: + liquidità, + rendimenti
Quasi più semplice descrivere l’annata 2013 della classe di investimento azionaria: i mercati hanno infatti ben performato in modo piuttosto generalizzato. Solo i cosiddetti “emergenti” (asset peraltro escluso per legge dall’universo investibile dei Fondi pensione italiani) si discostano da tale quadro: una sorpresa per molti, che trova una plausibile spiegazione nelle aspettative di minori afflussi di liquidità verso tali frontiere di investimento per effetto del già citato tapering.
Rimanendo nell’ambito OCSE (paesi “sviluppati”) è d’obbligo, in questo 2013 partire da oriente:. Nei primi mesi dell’anno il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha annunciato di puntare, attraverso l’indebitamento e la creazione di liquidità (definito dai media “Abenomics”), a combattere la deflazione e a rilanciare l’economia del sol levante: una miscela esplosiva, tanto che, nel mese di maggio la borsa giapponese faceva registrare guadagni superiori al 50% da inizio anno, trascinando anche gli altri mercati finanziari, Italia compresa.
La frenata di tarda primavera, (annuncio Bernanke) non è stata tale da “consumare” quanto accumulato fino a quel momento: alla fine dell’anno tutti i principali indici azionari hanno fatto registrare risultati particolarmente brillanti. Perfino il “bistrattato” Ftse Mib (azioni italia) ha segnato circa un +15%, positivo ma ben distante dal +50% circa del Giappone o dal quasi +30% della borsa tedesca.
Disponendo di qualche pagina in più, sarebbe davvero interessante affrontare il tema della “sostenibilità” di risultati che sono supportati da fondamenta di carattere strettamente finanziario (indebitamento e stampa di moneta). Ci fermiamo dunque agli elementi appena descritti, sufficienti a chiarire come i comparti Dinamico e Reddito, pur con una componente azionaria non elevatissima (Dinamico 50%, Reddito 25%) abbiano potuto ottenere risultati come quelli evidenziati a pagina 1.
Occorre in tal senso osservare che vi sono probabilmente dei competitor che in annate come quella trascorsa, potranno avere registrato rendimenti anche migliori, a fronte però di esposizioni al rischio più rilevanti. Sulla questione è ben nota la strategia di Solidarietà Veneto. In una parola: cautela. Il Fondo regionale, da sempre, interpreta l’esigenza di sicurezza che viene dal territorio e la traduce in un maggior contenimento della volatilità (minor variabilità dei rendimenti) di cui gli iscritti beneficiano di regola nelle annate meno brillanti. Si tratta di un aspetto da sottolineare, a fronte di una ritrovata “euforia” che purtroppo rischia talvolta di spostare l’attenzione del risparmiatore, facendo apparire l’investimento in previdenza complementare in una chiave troppo speculativa.
Le sirene della finanza spingono infatti il risparmiatore verso l’azionario quando i mercati vanno bene e verso i comparti a garanzia quando i mercati vanno male. Di principio una strada non è detto che sia migliore o peggiore dell’altra in senso assoluto ma, prima di fare scelte avventate sulla scorta dell’emozione (positiva o negativa) del momento, occorrerebbe prestare sempre attenzione ad alcuni elementi: i costi dei prodotti, la continuità dei risultati in periodi molto lunghi e in ultima analisi, ricordare che
NEL FONDO PENSIONE
LA FINANZA È AL SERVIZIO DELLA PREVIDENZA, NON VICEVERSA.