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Gli italiani risparmiano di più, ma non per la pensione

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Dall’edizione 2018 dell’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani curata da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi emerge un primo dato, che conferma la tendenza rilevata anche lo scorso anno: aumenta il numero di famiglie in grado di risparmiare ad oltre il 47% del campione (dal 43,4% del 2017).

Una situazione in miglioramento, dunque, confermata anche dal giudizio degli intervistati sul proprio reddito: la percentuale di intervistati che dichiara di avere un reddito sufficiente o più che sufficiente sale dal 60,8 al 63,6%, mentre il 92% degli intervistati dichiara di provvedere autonomamente, senza ricorrere ad aiuti di terzi, al bilancio della famiglia.

Perché risparmiano gli italiani?



Soprattutto per far fronte agli imprevisti, garantire un futuro ai propri figli e una buona vecchiaia. L’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018 ha messo in evidenza che la principale ragione di risparmio è quella precauzionale, che interessa il 43% circa dei risparmiatori “intenzionali”: appare particolarmente diffusa tra le donne, i più giovani e i più anziani. Seguono il futuro dei figli (21,1%), la vecchiaia (19,7%) e la casa (14%). La situazione pre-crisi vedeva la casa in seconda posizione (26%), dopo l’incertezza (42%) e prima della vecchiaia (21%).

Provando a sintetizzare il quadro appena delineato, si può sostenere che nel nostro Paese il risparmio svolga una importantissima funzione assicurativa. In sostanza, la ricchezza viene accantonata per una sorta di autoassicurazione contro i rischi della vita.

E la pensione?



In ambito previdenziale, le percezioni stanno cambiando: il saldo tra ottimisti e pessimisti sulla possibilità di sostenere il tenore di vita nella vecchiaia sale a +31,2%, in netto aumento sia sull’anno precedente (+19,1%), sia sul minimo toccato nel 2016 (+6,7%). Il valore del 2018, scrivono i ricercatori, è il migliore della serie storica a partire dal 2007, entrata in vigore del “silenzio-assenso”.

Al contempo, però, il 52% del campione ha dichiarato di essere preoccupato del suo tenore di vita dopo che sarà andato in pensione.


Nonostante questa paura, le forme di pensione integrativa (contrattuali e assicurative) ancora stentano a decollare. In termini assoluti, il 15% degli intervistati le ha sottoscritte, oltre un quarto dei quali attraverso la destinazione del TFR. Tra gli under35, il 21,7% dichiara di aver sottoscritto una forma di integrazione della pensione obbligatoria.

Tendono quindi a prevalere, negli italiani una certa passività nei confronti dei rischi collegati all’invecchiamento e l’attitudine a provvedere da soli ad accantonare – investire quanto necessario per auto-assicurare i rischi legati alla vecchiaia.

Se in alcune situazioni il “fai da te” può essere la soluzione più efficace, in ambito previdenziale questo approccio comporta dei rischi da non sottovalutare.

Prima di intraprendere qualsiasi percorso “autodefinito” è sempre consigliabile

● analizzare attentamente il proprio “estratto conto previdenziale” INPS
● valutare e definire chiaramente le aspettative rispetto al tenore di vita futuro
prendere in considerazioni le opportunità che l’attuale normativa mette a disposizione, in fatto di “anticipo” dell’età pensionabile (la RITA).

Allora, su cosa investono gli italiani?



Sicurezza, prima di tutto. Quando il risparmiatore si trasforma in investitore, mette al primo posto l’obiettivo di non perdere neppure un centesimo di quanto ha risparmiato. Per nove risparmiatori su dieci, l’avversione al rischio è assoluta e la sicurezza degli investimenti viene sempre al primo posto.

Ecco, quindi, che nella scelta degli strumenti di risparmio, la sicurezza rimane, di gran lunga, il principale obiettivo, ed è citata al primo posto come obiettivo da circa tre intervistati su cinque; seguono il rendimento di breve periodo (13,6%), la liquidità (11,7%) e, per ultimo, il rendimento nel lungo periodo (6,7%).


Il 2018 segna un altro risultato “storico”: il sorpasso del risparmio gestito (21,4%) sulle obbligazioni (19,1%) che fino ad oggi sono state l’attività finanziaria più acquistata dagli italiani.

Cresce pure la voglia di informarsi in modo più approfondito e conoscere le potenzialità di strumenti come i fondi pensione e le implicazioni che questi possono avere nel proprio modello di vita.

A quasi venticinque anni dall’arrivo del sistema “contributivo”, un tardivo quanto opportuno cambio di passo, nella direzione della responsabilità.

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