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Gestione Finanziaria

I rendimenti del mese di dicembre 2018

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Dopo la calma piatta del 2017, “anestetizzato” dal Quantitative Easing, qualche giorno fa abbiamo raccontato dei fatti economici che, all’opposto, hanno movimentato i mercati finanziari nel 2018. Nella memoria degli investitori resterà certamente il ritorno dello spread, che ha condizionato i risultati dalla primavera scorsa in poi. Più pesante, a dicembre, il ribasso dei mercati azionari: tutti in discesa senza eccezioni sostanziali. Un anno complicato, dunque: il peggiore dal 2008 di Lehman Brothers.


Rispetto ad allora le tinte odierne sono certamente meno cupe.
C’è tuttavia un positivo elemento che accomuna i due scenari: oggi come allora Solidarietà Veneto si conferma come uno degli strumenti pensionistici più strutturati per proteggere il risparmio nei momenti di stress dei mercati.

Questo però è il passato; e noi qui oggi vogliamo anche allargare la visione al 2019… anche perché i segnali che giungono dai mercati nelle prime settimane sono positivi. Concentriamoci dunque sui “numeri” dei quattro comparti del fondo territoriale, rispondendo alle domande che in queste settimane spesso ci sottopongono i nostri associati:

  • “Mi conviene cambiare comparto?”
  • “Ci sto perdendo?”
  • “Il momento è buono per chiedere la pensione integrativa?”

…e così via.

Scopriremo assieme che la situazione, pur differente da quella degli anni precedenti, presenta solidi supporti e prospettive interessanti.

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Vediamo ora in dettaglio i risultati registrati nel mese di dicembre dai comparti di Solidarietà Veneto:

Dinamico



Attualmente 1 associato su 5 è posizionato sul comparto che, storicamente, ha dato le migliori soddisfazioni in termini di rendimento. Il Dinamico, fino a novembre, era ancora agganciato alla soglia di parità. E’ dunque lo scossone di dicembre (-3,26%) a condizionare l’intero 2018, producendo un risultato (-3,45%; benchmark: -2,54%) che però non altera l’esperienza positiva di quanti, negli anni passati, soprattutto i più giovani, hanno scelto la “volatilità” del comparto. La performance decennale (2009-2018) resta infatti superiore al 78% netto (media annua che sfiora il 6%), sintesi fra gli ottimi spunti realizzati nelle fasi di crescita e la tenuta negli anni più difficili, come quello appena concluso.

Alcuni associati, in queste settimane, ci hanno chiamato preoccupati per i “-10% o -15%” visti circolare nella stampa specializzata con riferimento a taluni prodotti pensionistici; a tal riguardo rassicuriamo i lettori con tre considerazioni:

  • una questione di carattere generale: i comparti più volatili, di regola adatti a chi è più distante dalla pensione, vanno osservati nel lungo termine; soffermarsi sul breve periodo è inopportuno sia quando i mercati vanno bene, sia quando vanno meno bene: si rischia di rimanere vittima di “illusioni ottiche” (come tante volte indicato);
  • l’iscritto “medio” del Dinamico è giovane (36 anni): in questo caso la volatilità non fa paura. Diversa la situazione per chi è prossimo alla pensione (orizzonte temporale breve): in questo caso è bene che si valuti con attenzione la propria scelta;
  • il Dinamico non è un “azionario puro”, per cui si difende bene quando i mercati azionari soffrono: il 2018 in questo senso è stato emblematico. A tal riguardo vanno anche evidenziati gli effetti benefici della diversificazione: l’investimento ineconomia reale Italia” (private equity ed obbligazioni a “focus geografico”) ha contribuito positivamente alla performance.

Reddito



Nello scenario negativo, emerge ancora una volta il potenziale difensivo del comparto dedicato all’iscritto “medio” di Solidarietà Veneto. Il risultato da inizio anno (-1,27%; benchmark -0,85%) è riconducibile, in massima parte, al -1,20% di dicembre, causato dai ribassi dei mercati azionari. E’ invece minimo l’impatto dello spread. Il comparto si conferma così, nel 2018, fra i migliori prodotti nel suo segmento di mercato. A fare la differenza, in senso positivo, ritroviamo due elementi:

  • la diversificazione internazionale: l’investimento in mercati extra Euro ha permesso di beneficiare del rialzo di alcune divise (soprattutto il Dollaro USA) che ha parzialmente compensando il ribasso del prezzo dei titoli;
  • la diversificazione in “economia reale” (obbligazioni PMI a focus geografico e private equity Italia) che ha prodotto un ritorno migliore rispetto alle asset class tradizionali.

Il Reddito ospita molti associati che, dopo aver iniziato il loro percorso previdenziale nel Dinamico, hanno deciso di cambiare comparto per ridurre il rischio, alla luce del minor orizzonte temporale. Una scelta coerente che si apprezza chiaramente in queste fasi di mercato. La riduzione del 2018, che parrebbe già assorbita dal rialzo delle prime settimane del 2019, non altera nella sostanza la positiva performance pluriennale del Reddito. Il +37,07% (2008-2018) distanzia largamente la rivalutazione del TFR (+22,31%): una scelta di investimento previdenziale soddisfacente anche a prescindere dagli ulteriori vantaggi della previdenza complementare (risparmi fiscali e contribuzioni aggiuntive previste dai contratti di lavoro) che, talvolta, vengono tenuti in considerazione nella valutazione complessiva dell’investimento nel fondo negoziale.

Prudente



La linea di investimento a connotazione socialmente responsabile ha mantenuto, dal 2002, anno dell’attivazione del multicomparto di Solidarietà Veneto, una caratteristica costante: la ridottissima volatilità. Il 2018 non si discosta dalla traccia del passato, salvo un fatto in qualche modo “storico”: il primo “segno meno” dopo 15 esercizi consecutivi conclusi positivamente. La flessione, di fatto poco consistente (-0,40%; benchmark +0,05%) matura tutta nel mese di dicembre (-0,88%) ed è legata ai ribassi dei mercati azionari. Da ciò emerge chiaramente un fatto che già da qualche anno rappresentiamo: nel deserto dei tassi bassi, l’investimento in obbligazioni a basso rischio non genera più risultati paragonabili a quelli di dieci anni fa. La debolezza della componente azionaria (15% delle risorse investite) viene quindi solo parzialmente compensata dalla “cedola” dei titoli di stato (80% circa delle risorse investite).

In un quadro complessivamente modesto c’è però spazio per una nota positiva: il rendimento generato dalle obbligazioni corporate (mandato a focus geografico: 5% delle risorse investite) è stato soddisfacente ed ha contribuito a mitigare il risultato finale. E’ la diversificazione in “economia reale”, che premia nel presente e ci indica la direzione da intraprendere in futuro. Il 2019, inoltre, sembra ben impostato: i rendimenti stimati alla data in cui scriviamo sembrano tali da recuperare pienamente la sbandata di dicembre.

Proviamo però ad andare oltre l’analisi di “breve termine”, che spesso offre una visione parziale, se non miope. Il “segno meno” del 2018 è di fatto inconsistente: siamo in realtà prossimi alla parità e, allargando l’analisi al medio periodo, ritroviamo una performance decennale (2008-18) pari a +29,43%, superiore alla rivalutazione del TFR ed ottenuta con un rischio particolarmente contenuto. Anche qui, come per il “Reddito”, il confronto con prodotti proposti alla medesima classe di aderenti vede il fondo territoriale ben posizionato. Senza, tra l’altro, considerare i vantaggi “non finanziari” legati alla previdenza complementare di natura negoziale (risparmi fiscali e contribuzioni aggiuntive previste dai contratti di lavoro).

Tutto bene quindi? Dipende… fra gli associati che scelgono il “Prudente” (20% del totale degli iscritti a Solidarietà Veneto) ci sono differenti approcci: c’è anzitutto chi sceglie la stabilità o chi adotta un rigoroso approccio “etico”. Per altri, probabilmente quelli oggi più soddisfatti, la scelta del Prudente deriva da un precedente cambio di comparto (dal Reddito o dal Dinamico) attuato in ragione dell’accorciarsi dell’orizzonte temporale. Un passaggio che, tipicamente, ha consentito, nel 2018, una miglior protezione del capitale.

Oltre a ciò riscontriamo talvolta delle situazioni particolari: ci riferiamo a quei risparmiatori che tendono ad “affezionarsi” ai risultati del passato che, si sa, non è detto siano indicativi di quelli futuri! Iscritti che, più o meno consapevolmente (ed in modo non razionale) sono portati a pensare che “…siccome è andata sempre bene, continuerà sempre così”. Come sappiamo si tratta talvolta di una percezione errata per cui, se un lavoratore è prossimo alla pensione, è bene che valuti con attenzione anche il comparto Garantito TFR che, pur avendo caratteristiche per certi versi paragonabili a quelle del Prudente, offre (fino a giugno del 2020) anche la garanzia di “rendimento minimo”. In fasi come queste tale supporto diventa indispensabile per chi si appresta a trasformare in pensione le risorse accumulate nel tempo.

Garantito Tfr



Se ci sono degli associati al Fondo che, in questo turbolento 2018, hanno dormito sonni tranquilli… sono senza dubbio quelli che hanno scelto il Garantito TFR! Nel bel mezzo della volatilità determinata dallo spread, la garanzia di carattere assicurativo si è rivelata di fondamentale importanza perché ha permesso (e permette) un approccio sereno al traguardo pensionistico. Il pensionando (iscritto medio a questa linea di investimento), grazie alla garanzia, ha infatti saltato a “piè pari” la performance finanziaria del 2018 (-1,19%; benchmark -0,48%). Per i lavoratori dipendenti che hanno scelto il Fondo matura quindi una situazione di vantaggio rispetto a quella tradizionale (TFR in azienda): viene infatti (almeno) pareggiata la rivalutazione prevista per legge nel caso di mantenimento del TFR in azienda, recuperando parallelamente i vantaggi fiscali ed il contributo aggiuntivo previsto dalla contrattazione collettiva.

Ci si chiede, infine, riguardo al Garantito TFR, quali possano essere le prospettive nell’anno appena iniziato. Il rendimento finanziario del Comparto, data la concentrazione dell’investimento sui titoli di stato Italia, dipende molto dalle dinamiche politiche del nostro paese. Si pensi ad esempio che la sostanziale assenza di azioni in portafoglio ha del tutto isolato il Garantito TFR dalle turbolenze dei mercati azionari di fine 2018 (+0,35% il risultato di dicembre). Le prime settimane del nuovo anno lasciano intravedere buoni numeri: lo spread scende ed il valore dei titoli di stato sale. Uno scenario che auspichiamo si consolidi, perché, aldilà della garanzia che tutela comunque gli iscritti al Comparto, se lo spread rientra, significa che la percezione del “rischio Italia” si sta riducendo.

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